Turismo: aumenta il flusso turistico nella Via Francigena

A confermare questa tendenza c’è lo studio commissionato ad IRPET, da Regione Toscana, il quale prende in esame il potenziale di attrattività dei comuni attraversati dal tratto toscano della Via Francigena, ed è l’aggiornamento di un precedente studio che IRPET aveva già condotto nel 2014 e che prendeva in riferimento il periodo 2009-2012.

Turismo: aumenta il flusso turistico nella Via Francigena.

Le persone riprendono a viaggiare, per conoscere luoghi; scelgono vari tour che consentono loro di comprendere le diverse testimonianze storiche e artistiche.

A confermare questa tendenza c’è lo studio commissionato ad IRPET, da Regione Toscana, il quale prende in esame il potenziale di attrattività dei comuni attraversati dal tratto toscano della Via Francigena, ed è l’aggiornamento di un precedente focus che IRPET aveva condotto nel 2014 e che prendeva in riferimento il periodo 2009-2012.

I dati emersi delineano l’impatto della Via Francigena nei flussi turistici del decennio 2009-2019, attraverso l’applicazione di due metodi:

  • il primo, fotografa le performance dei 27 comuni attraversati dall’itinerario, prima degli interventi di valorizzazione e potenziamento messi in campo dalla Regione Toscana, determinando una crescita di presenze di 440.000 unità nel decennio. Il dato viene integrato con le analisi di altri dati, giunti dai comuni precedentemente esclusi dalla prima analisi (ovvero i comuni balneari e quelli con un prodotto turistico già sviluppato), per arrivare alla cifra complessiva di 613mila presenze su tutti e 37 i comuni del tratto toscano.
  • il secondo, mette in evidenza la competitività della Via Francigena, analizzandone la possibilità di georeferenziazione delle strutture ricettive e i dati sugli arrivi e le presenze, suddividendo le strutture in sei fasce di distanza rispetto al percorso. Il limite di questo metodo è l’assenza di dati di georeferenziazione delle presenze nelle strutture prima del 2010.

Da quest’ultima analisi emerge un quadro – commenta Sabrina Busato, presidente della Federazione Europea Itinerari Storici Culturali e Turistici e membro dell’Osservatorio Internazionale Emergenza Turismoche evidenzia la presenza di un potenziale di attrattività collegato al cammino, misurato in termini di aumento presenze progressivamente che le strutture sono più vicine al percorso. La percentuale di attrattività aumenta ulteriormente quando siamo vicino alle aree ad alta vocazione turistica. I cammini sono in grado di accrescere l’attrattività delle destinazioni turistiche esistenti sul percorso; esiste un’attrattività in grado di far crescere le presenze all’interno di destinazioni con basso potenziale turistico, con una sorta di “effetto domino” del quale beneficiano soprattutto piccoli comuni ed aree interne. Le analisi confermano quanto già è successo anche su altri Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa: ogni percorso, con le sue specificità e caratteristiche, è riuscito a creare una consapevolezza ed a sviluppare un potenziale di attrattività. La strada per diventare un vero prodotto turistico è ancora lunga. Voglio sottolineare come, per molti territori, la Via Francigena ha comportato la presa di coscienza della propria capacità di sviluppo del territorio e di un’attrattività turistica collegata al patrimonio naturale, paesaggistico e culturale, aprendo la strada ad un’attenzione – sia da parte delle amministrazioni sia da parte degli altri stakeholders – verso una capacità di comprendere quali potevano essere le leve per sviluppare attività e servizi che favorissero la fruibilità dei propri territori. La Via Francigena, in questi dieci anni esaminati, ha saputo innescare delle capacità di coesione e collaborazione tra Enti, Istituzioni e territori, sviluppando un modello di gestione del percorso dove ogni soggetto ha collaborato per la creazione di reti di servizi, di accoglienza, di assistenza dei visitatori. Il tutto integrato da importanti investimenti pubblici a sostegno di segnaletica, manutenzione, accoglienza, la regolamentazione legislativa per lo sviluppo dei cammini. L’esperienza è cresciuta, dando vita al recupero di molti altri cammini ed itinerari. Si è compreso che la valorizzazione culturale attraverso l’aggregazione all’interno di un itinerario, poteva offrire opportunità più ampie di promozione turistica e chiavi di lettura innovative, in grado di dare spazio ad una molteplicità di attività per vivere i luoghi, esaltandone le peculiarità: sport, enogastronomia, cultura, artigianato, esperienze da vivere all’insegna di salute, benessere, attenzione alla natura ed al paesaggio: la presenza del percorso è stata percepita come un’opportunità di valorizzazione culturale ma anche un rafforzamento di quello stile di vita sostenibile e lento, che la pandemia ha prepotentemente portato in cima ai desideri dei viaggiatori e che nei prossimi anni è destinato a crescere. Il turismo dell’anima ha bisogno di contenuti e di qualità, si differenzia da altri turismi perché i suoi valori portanti sono le relazioni umane, l’attenzione per la natura, la tutela dei luoghi e del patrimonio materiale e immateriale delle comunità. La produzione culturale, la valorizzazione dei luoghi della cultura, l’animazione territoriale, la capacità di generare nuove attività economiche nei piccoli comuni, l’accessibilità e l’inclusione sono indicatori altrettanto importanti, che contribuiscono a delineare il vero potenziale degli itinerari culturali: quello di restituire a borghi e piccoli comuni una prospettiva di sviluppo reale e duratura, attraverso la quale le giovani generazioni possano avere delle opportunità per scegliere il proprio stile di vita, tutelando il nostro patrimonio identitario e la terra sulla quale viviamo”.

Francesco Fravolini

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