Dopo 55 anni dalle prime foto che l’hanno ritratto, grazie alla sonda Usa Mariner 4, l’assalto a Marte sembra ripartire con numeri mai visti prima.
Gli ultimi che si sono uniti alla corsa, in ordine cronologico sono i ricchi Emirati Arabi che oltre ai dollari hanno la voglia di recuperare il tempo perduto. Per la prima volta nella storia, con la partenza della sonda Hope (“Speranza”), il countdown è avvenuto in arabo. La navicella dovrebbe atterrare sul pianeta il prossimo febbraio, dopo aver percorso oltre 55 milioni di chilometri.
Il prossimo 23 luglio sarà la volta della Cina che è motivata dal recente successo del rover inviato con successo sul lato oscuro della Luna. La missione spaziale cinese prevede il lancio di una sonda-orbiter, ovvero composta di un lander (dispositivo che resta immobile dove atterra) e di un rover (con capacità mobile).
Ultima, ma non per importanza, è la missione degli Stati Uniti, pronta ad approdare nuovamente sul pianeta rosso con una nuova e mastodontica navicella: Perserverance, pesante una tonnellata e con un motore alimentato dal plutonio. A completare il team ci sarà anche un mini-elicottero Ingenuity (“Ingegnosità”) che segnerà un altro primato: primo velivolo “umano” a librarsi su un mondo extraterrestre. La missione Usa che decollerà il 28 luglio prossimo, avrà al interno anche un minuzioso lavoro di carotaggio che prevede la raccolta di 53 “carotine” dal suolo marziano grazie a un minuscolo trapano, che dovranno poi essere riportare sulla Terra attorno al 2026.
I grandi assenti a questa corsa sono gli europei, italiani in testa, che lo faranno probabilmente con la missione Exomars dell’ESA che però è slittata, causa pandemia, al 2022.
Chissà quando l’uomo, o magari una donna, potrà realmente calcare il suolo marziano?
Riccardo Pallotta