Non è così insolito che uno sportivo finisca coinvolto in qualche fatto di cronaca, ma quello che coinvolse la pattinatrice Tonia Harding va oltre la bravata di alcuni campioni.
6 gennaio 1994: la pattinatrice statunitense Nancy Kerrigan, al termine di un allenamento in vista dei campionati nazionali di pattinaggio su ghiaccio, fu aggredita violentemente e costretta a saltare l’appuntamento sportivo. La grande rivale, Tonia Harding, nata il 12 novembre 1970, conquistò così il titolo. Ma qualche giorno dopo, le indagini svelarono un intrigo che va oltre la semplice rivalità sportiva: l’aggressione alla Kerrigan fu ideata dall’ex marito della Harding, Jeff Gillooly che ingaggiò un poco di buono, Shane Stant, per colpire la pattinatrice a un ginocchio con un manganello e metterla K.O. per il titolo nazionale e quello olimpico. Gillooly indicò la ex moglie come ideatrice del piano criminale ma questa negò sempre il coinvolgimento anche se dovette ammettere che fosse a conoscenza delle intenzioni dell’ex coniuge. Riuscì anche a non farsi sospendere dalla Federazione statunitense minacciando eventuali azioni legali, così partecipò alle Olimpiadi invernali di Lillehammer 1994. Ai Giochi olimpici trovò, tra le altre, anche la Kerrigan, che nel frattempo si era ripresa e che conquistò la medaglia d’argento. La Harding invece si complicò la vita ancora di più, presentandosi all’ultimo momento in gara e sbagliando clamorosamente il primo salto, compromettendo ogni possibilità di podio.
Qualche settimana dopo infine fu costretta a pagare 160.000 dollari per evitare il processo ma le fu comunque tolto il titolo nazionale dalla Federazione statunitense e venne bandita dalla Federazione internazionale. Così il grande giallo che la vide protagonista fu la fine della sua carriera da pattinatrice, ma non da sportiva: infatti tra il 2002 e il 2004 si diede al pugilato combattendo 6 incontri con 3 vittorie e altrettante sconfitte. Fu comunque coinvolta in altri scandali e guai con la legge.
Daniele Capello