Molti esperti di ciclismo considerano Tadej Pogacar il nuovo Eddie Merckx. Se nello sport si fanno spesso paragoni azzardati tra grandi del passato e giovanotti di belle speranze (quanti nuovi Messi sono evaporati nel calcio in questi anni), stavolta il paragone potrebbe non essere tanto azzardato. In primis per il talento genuino e in seconda battuta per i risultati ottenuti e il potenziale ancora inespresso. Sì perchè lo sloveno sembra di anno in anno crescere e affinare le poche pecche che gli si possono imputare. Ottimo scalatore, irresistibile scattista, buon cronoman e pericoloso nelle volate ristrette senza specialisti, sono veramente pochi i punti deboli finora mostrati.
Al momento sono 37 le vittorie da professionista, ottenute in poco più di 3 anni di carriera: infatti Pogacar ha esordito nel 2019 nel circuito professionistico e ha attualmente soltanto 23 anni. I risultati però non mentono: 2 Tour de France (su 2 disputati), il Giro di Lombardia e la Liegi-Bastogne-Liegi del 2021 tra i risultati più prestigiosi, a cui aggiungere il terzo posto alla Vuelta a España del 2019 e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nella prova in linea. Il 2022 non poteva iniziarlo meglio, vincendo da dominatore tutte le gare disputate prima della Milano-Sanremo: UAE tour, Strade bianche (con un attacco pazzesco a 50 Km dall’arrivo) e Tirreno-Adriatico.
La sensazione che ha lasciato a tutti gli osservatori è di assoluta naturalezza negli scatti e nello staccare gli avversari in salita. Soprattutto, e gli avversari devono preoccuparsi di questo, non sembrava neanche al massimo dello sforzo come se potesse andare anche più forte di così. Per molti esperti potrebbe essere il primo dal 1998 a conquistare nello stesso anno Giro e Tour: l’ultimo fu il compianto Marco Pantani. La sensazione è che il nuovo “cannibale” sloveno possa veramente riuscirci a breve.
Daniele Capello