Sulle truffe leggi inadeguate e giustizia precaria

Hacker in front of his computer. Dark face

by Bruno Cimino

Non da oggi e nemmeno da ieri ma da tanto troppo tempo ormai le truffe sono all’ordine del minuto. Sono in agguato e affollano i siti internet delle vendite online o con il “porta a porta” o anche attraverso chat, non di meno con i social network arrivando al phiscing (si tratta di carpire dati sensibili per effettuare operazioni bancarie). 

Stiamo parlando di qualunque bene acquistato che non sarà mai ricevuto.

Se sei uno dei tanti milioni che subisce un raggiro, spesso anche oneroso, e ti permetti, per esempio, di informare il popolo di internet a stare attenti, magari alzando un po’ il tono della tua opinione, ecco che dall’amministratore di turno parte immediatamente la minaccia di chiuderti l’account “perché non puoi inveire con parole violente”. Però la violenza si può subire!

Le truffe si insinuano in così grande abbondanza come serpenti e rimangono impunite quasi sempre perché le leggi non hanno la forza di accompagnare una giustizia giusta, con certezza della pena. Ma esiste la pena per le truffe? Se si tratta che devono interagire due o più nazioni allora non si otterrà alcun risultato poiché il diritto internazionale è una giungla, lo dicono i più affermarti avvocati, le forze dell’ordine e lo confermano le Procure della Repubblica.

Restringendo il campo d’azione delittuosa in Italia, ti può capitare, e capita, che in una controversia vinci e rivinci la causa e l’appello, ma non succede niente: la legge ha fatto il suo corso, la giustizia no, almeno nella maggior parte dei casi, a meno che non si tratti di truffa aggravata ai danni dello Stato.

In termini giuridici la truffa è un reato previsto e punito dall’art 640 (codice penale) e appartiene alla categoria dei reati contro il patrimonio: “la vittima – si legge – subisce un danno dopo essere stata indotta in errore dal truffatore mediante frode, ossia con un comportamento diretto a ledere un diritto altrui con l’inganno”. Il truffatore, in definitiva, mette in pratica raggiri e artifizi vari per ricavare un ingiusto profitto a danno di altri.

Ci sono delle leggi che prevedono pene abbastanza sopportabili in caso di condanne. E non è di questo che vogliamo parlare perché nella migliore delle ipotesi non superano i tre anni di reclusione e i 1500 euro circa di multa, quando d’altro canto sappiano che una truffa può portare nelle casse del delinquente milioni di euro. Dunque dal giusto processo alla giusta pena non c’è soddisfazione per chi subisce neanche se tali condanne fossero aumentare tre volte tanto. 

Fermo restando le prescrizioni o il patteggiamento, se vinci la causa, nove volte su dieci, quando per un motivo e quando per un altro, il risarcimento lo vedrai solo col binocolo. 

− E allora? − direbbe il nostro lettore. Risposta: “Ognuno coltivi la propria opinione e auspichi che avvenga ciò che si desidera, ovviamente in modo legale”.

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