Stephen King difende “The Marvels” dalle critiche

“The Marvels”, sequel di “Captain Marvel” che nel 2019 fece registrare un incasso pari a un miliardo di dollari, non sta riscuotendo il successo sperato: anzi, sta facendo peggio di quanto avevano pronosticato i più pessimisti.

Al suo esordio questo secondo capitolo ha incassato “solo” 47 milioni di dollari in patria, per un totale di 100 milioni a livello globale. Si pensa che la pellicola possa recuperare terreno nelle prossime settimane, ma nel frattempo il nuovo capitolo dell’MCU è stato attaccato pesantemente dai soliti hater, che non perdono mai un’occasione per attaccare e affossare ciò che non è di loro gradimento, gioendo per il fallimento del lavoro altrui.

Pochi giorni fa, però, una figura autorevole del panorama letterario e cinematografico mondiale si è schierata in difesa del film: si tratta dello scrittore Stephen King, che nonostante non sia un amante dei cinecomic dedicati ai supereroi non ha sopportato certi toni usati da chi li denigra costantemente.

«Non vado a vedere i film dell’MCU, non mi interessano» ha affermato King, «ma trovo davvero sgradevole questo sottile compiacimento per i pochi incassi di The Marvels. Perché compiacersi di fronte al fallimento?»

Il suo intervento ha sollevato una polemica che, per fortuna, non è sfociata nella solita caciara fatta prevalentemente di insulti e maleducazione e questo perché King è innegabilmente un maestro che gode di rispetto e ammirazione.
Tra coloro che hanno condiviso il suo pensiero c’è stato anche chi ha fatto notare come i commenti carichi di odio e cattivo gusto siano stati mossi per lo più da misogini. Altri, invece, sostengono che i cinecomic dell’MCU siano ormai fuori moda, che abbiano stancato e che siano scesi di qualità e spessore dopo “Avengers: Endgame”.

A ogni modo, a livello generale è innegabile che negli ultimi anni gli internauti abbiano preso una deriva spaventosa: sembra diventato impossibile godersi una produzione senza che qualcuno crei attorno a essa una fitta rete di polemiche e tossicità, usando la scusa della libertà di espressione per offendere, denigrare e distruggere personaggi dello spettacolo e produzioni di qualunque genere.

È come se la maggior parte ignorasse (volutamente o meno) che è anche possibile vivere e lasciar vivere, ovvero “non seguire” ciò che non piace lasciando però liberi gli altri di goderne senza veder sminuire o criticare i propri idoli e i propri gusti, a prescindere che si tratti di musica, film, libri e hobby.

Viviamo in un’epoca in cui si predica l’accettazione del diverso ma si pratica l’esatto opposto.

Yami

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