Il sonno è fondamentale per la nostra sopravvivenza. La sua funzione ristoratrice non è solo legata all’esigenza di riposo del nostro corpo ma anche al corretto funzionamento del nostro cervello. In particole modo la funzione del sonno e la sua importanza cambia in relazione all’età del soggetto. Un dato assodato, malgrado l’argomento “sonno” sia ancora uno dei più misteriosi, è il fatto che più il cervello cresce, meno si ha bisogno di dormire. L’esito di un’indagine scientifica pubblicato sulla rivista “Science Advances” ha rivelato come attorno ai due anni e mezzo avviene un cambiamento sia inerente il motivo per cui dormiamo sia inerente il modo in cui lo facciamo. Il relazione alle nostre funzioni celebrali il riposo notturno garantisce la riorganizzazione delle connessioni neurali (apprendimento) o la loro riparazione. Durante il giorno il cervello subisce infatti dei “danni” legati alla produzione di sostanze nocive e al flusso sanguigno. Secondo la ricerca in questione durante i primissimi anni della nostra vita prevale nel sonno la fase REM (caratterizzata da rapidi movimenti degli occhi nelle orbite) in cui avviene soprattutto una riorganizzazione delle connessioni neurali generando conoscenza. Durante il resto della nostra vita, invece, tende a prevalere la fase non-REM (in cui si alternano moneti di sonno leggero a momenti di sonno profondo) che svolge principalmente una funzione riparatrice nei confronti del cervello. La svolta più sostanziale avviene poco prima dei due anni e mezzo. Quindi, in effetti, il sonno abbandona una funzione legata principalmente alla stimolazione dell’apprendimento e acquisisce prevalentemente quella di mantenimento e riparazione delle connessioni neuronali.
Glenda Oddi