Di
Marino Ceci
Il ballo è oggi un qualcosa che i giovani riservano ad un locale, spesso al chiuso, dove la luce è bassa, la musica alta, si parla poco e si conosce anche poco… Spesso neanche si balla o ci si diverte realmente. Talvolta diventa imperativo un po’ di alcol affinché tutto diventi più accettabile o divertente, o risulti più facile “sciogliersi”. Ma l’ostacolo da superare sono i nostri limiti o è la circostanza ad essere limitante, per la musica spesso poco coinvolgente, o la massa di persone perse in se stesse senza grosse possibilità di interazione…? Viene quindi da chiedersi, a che pro?
Eppure non è sempre stato così. Unica possibilità o piacere che fosse, in passato le occasioni di incontro erano poche ma forse più valide delle attuali: in piazza, in chiesa e alle feste dove la gente ballava nella piazza principale del paese.
Si entra oggi in un circolo vizioso che a vederlo bene, non piace a nessuno ma viene da tutti passivamente accettato.
Eppure un modo per invertire la tendenza, c’è. Non è solo l’impegno quotidiano nell’eludere i sistemi di inibizione e convenzioni sociali che ci siamo cuciti addosso.
E’ un qualcosa di molto più piacevole e spontaneo: il ballo popolare.
In occasione delle feste popolari di paese, spesso gli astanti hanno modo di provare inaspettatamente sulla propria pelle quanto cimentarsi nel ballo popolare possa facilmente aggregare, divertire e avvicinare agli altri.
Insomma il passato non è mai soltanto un qualcosa che ci riporta indietro ma può essere un qualcosa che ci proietta in un presente che non avevamo immaginato o più piacevole. Basta sperimentare il nostro passato per capire il perché di una secolare tradizione che è sopravvissuta per secoli, e talvolta a ben ragione.
Balla popolare anche tu, e se non l’hai mai provato, cosa aspetti?