La storia di Paola Caio è ormai nota da anni alla stampa, alle TV nazionali e ai social. Una mamma coraggio, che ha lottato contro il suo stesso dolore, che ha saputo trasformare la sofferenza in amore per gli altri, perfino per le persone che non lo meritavano. Dopo la sua tragedia venne infatti adescata da una donna che si proclamava presidente di una associazione che tutelava le vittime di violenza.
Paola Caio ci racconta con dolcezza e senza avere nel suo sguardo null’altro che un velo di composta compassione, la sua vicenda che quasi sconfina nel fantasy. Vi raccontiamo i traumi subiti da Paola, dopo che si affidò fiduciosa alle cure del presidente che l’aveva adescata su facebook , dedizioni che ben presto si rivelarono essere solo speculazioni. Oltre ad offrirle amicizia, Paola aveva donato dei soldi alla sua associazione, le aveva offerto il suo supporto psicologico, dopo che la fantomatica presidente le aveva perfino rivelato che aveva anche lei perso una figlia e che versava in condizioni economiche disastrate. Paola le faceva perfino la spesa, intenerita dai suoi racconti pieni di miseria e desolazione. Le aveva fatto credere di essere affetta da una malattia immunitaria degenerativa che nel breve l’avrebbe ridotta alla cecità e alla paralisi. Dopo aver scoperto che il bastone che aveva usato in sua presenza per camminare, si era misteriosamente volatilizzato e che la finta malata in realtà camminava perfettamente bene, provò un comprensibile sdegno e cercò silenziosamente di allontanarla. Forse non accettando questo silenzio, la presidente dei miei stivali iniziò nei confronti di mamma Paola una condotta fortemente persecutoria sfociata in minacce, diffamazione e addirittura in due denunce, entrambe naturalmente archiviate. Ci si domanda con quale coraggio un presidente di una associazione possa querelare e perseguitare per anni una mamma che vuole solo sopravvivere alla morte di sua figlia. Ci si chiede se possa degnamente rappresentare un’ associazione di questo tipo. Stando alle rivelazioni di Paola, sembrerebbe che non siano veri i racconti commoventi della presidente di questo cactus, falsa la figlia morta (mai esistita), falsa la malattia (grave offesa ai veri malati), false le denunce per stalking fortunatamente archiviate. Solidarietà dunque a mamma Paola, che non ha mai risposto, come altri avrebbero fatto, con una controquerela, perché rimasta salda nel suo buon cuore, nella purezza del suo animo e in un’incrollabile fede in Dio che l’ha sollecitata in silenzio a perdonare il suo aguzzino.
Eleonora Giovannini