seconda parte
Una risposta interessante ai tanti quesiti che si pongono per cercare di dare una spiegazione alla domanda se c’è possibilità di vita su altri mondi può arrivarci dallo studio dei pianeti del nostro sistema solare. La disciplina che si occupa di tutto questo, prende il nome di Planetologia Comparata che studia appunto tutte le caratteristiche dei pianeti del nostro sistema, comparandoli a quello che conosciamo della nostra Terra. Sappiamo dalla documentazione geologica che la vita sulla Terra è iniziata in tempi relativamente brevi, non appena l’ambiente del nostro pianeta è stato abbastanza stabile da sostenerlo. Sappiamo anche che il primo organismo pluricellulare, che alla fine ha prodotto l’odierna civiltà tecnologica, ha impiegato molto più tempo per evolversi, circa 4 miliardi di anni.
Ma nonostante sappiano quando la vita è apparsa per la prima volta sulla Terra, gli scienziati ancora non capiscono come si sia sviluppata; il che ha importanti implicazioni per la probabilità di trovare vita altrove nell’universo.
In un nuovo articolo pubblicato su Proceeding of the National Academy of Sciences , David Kipping, un assistente professore presso il Dipartimento di Astronomia della Columbia, mostra come un’analisi che utilizza una tecnica statistica chiamata inferenza bayesiana potrebbe far luce su come la complessa vita extraterrestre potrebbe evolversi in mondi alieni.
“La rapida comparsa della vita e la tarda evoluzione dell’umanità, nel contesto della linea temporale dell’evoluzione, sono certamente suggestive”, sostiene Kipping. “Ma in questo studio è possibile quantificare effettivamente ciò che i fatti ci dicono”.
Per condurre la sua analisi, Kipping ha usato la cronologia delle prime prove della vita e dell’evoluzione dell’umanità. Ha chiesto quanto spesso ci aspetteremmo che la vita e l’intelligenza riemergano se la storia della Terra dovesse ripetersi, facendo scorrere l’orologio più e più volte.
L’analisi di questo studioso si basa sull’evidenza che la vita è emersa entro 300 milioni di anni dalla formazione degli oceani della Terra un inizio molto veloce nel contesto della vita nel nostro pianeta.
Kipping sottolinea che il rapporto è almeno 9:1 o superiore, a seconda del vero valore di quanto spesso si sviluppa l’intelligenza.
La conclusione di Kipping è che se i pianeti con condizioni e linee temporali evolutive simili alla Terra sono comuni, allora l’analisi suggerisce che la vita dovrebbe avere pochi problemi ad emergere spontaneamente su altri pianeti. E quante sono le probabilità che queste vite extraterrestri possano essere complesse, differenziate e intelligenti? Qui, l’indagine è meno sicura, trovando solo probabilità 3:2 a favore della vita intelligente.
Pippo Mangano