Shoah: quanto ne sappiamo davvero?

“Mai cedere all’indifferenza. Bisogna conoscere, denunciare, reagire. I care come si dice in inglese, prendersi cura, interessarsi. Buona Giornata della Memoria a tutti” – le parole della senatrice Liliana Segre scrive nella sua lettera accorata all’Università Roma Tre in occasione delle commemorazioni del Giorno della Memoria, in programma domani 27 gennaio presso l’Aula Magna della Scuola di Lettere Filosofia Lingue dell’Ateneo capitolino nel contesto di “Tramandiamo la Memoria. Testimonianze in parole e musica”.

È vero che la Shoah rischia l’oblio, come ha commentato amareggiata Liliana Segre?

“Quando uno è così vecchio come me e ha visto prima l’orrore, e poi, arriva a sentire che si nega addirittura quel che è stato – ed è così da tanti anni, dalla fine della guerra circa – a un certo punto, la coscienza si sveglia. E ritiene che fra qualche anno della Shoah ci sarà una riga sui libri di storia, e poi nemmeno quella”.

In occasione della Giornata della Memoria 2023, anche quest’anno il sondaggio Ipsos ha misurato quanto ne sanno gli italiani e se davvero si va perdendo, con il trascorrere del tempo, la memoria della più grande tragedia del secolo scorso. 

Partiamo dalla fine: Giorno della memoria, perché si celebra il 27 gennaio?

Il termine Shoah è un termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio degli Ebrei vittime del genocidio nazista, preferito ad olocausto in quanto vi è estraneo il concetto di sacrificio inevitabile.

La cosiddetta Giornata della Memoria è una ricorrenza internazionale che si celebra ogni anno il 27 gennaio con l’obiettivo di ricordare tutte le vittime dell’Olocausto, il genocidio di cui furono responsabili la Germania nazista e i loro alleati nei confronti degli ebrei d’Europa avvenuto poco prima della seconda metà del 900. Gli ebrei non furono le uniche vittime dell’Olocausto, il quale ha compreso anche lo sterminio di tutte le categorie di persone ritenute “inferiori”, per motivi politici o razziali, dai nazisti come oppositori politici, minoranze etniche, omosessuali e portatori di handicap mentali e/o fisici.

La data di commemorazione, per l’appunto il 27 gennaio, non è casuale. Si è deciso di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell’Olocausto. 

Sondaggio Ipsos: Olocausto, quanto sono informati gli italiani?

In occasione del Giorno della Memoria, il sondaggio Ipsos ha riconfermato – rispetto allo scorso anno – che la maggioranza degli italiani è a conoscenza della ricorrenza, con un picco che sfiora la totalità tra le persone più attempate (96% di chi ha 65 anni o più) e 8 italiani su 10 ritengono di essere informati sull’Olocausto. Resta quindi solo una minoranza, a oggi, ad ignorare i fatti (10%).

Assodato, per tre quarti dell’opinione pubblica che la Shoah sia una realtà incontrovertibile – impensabile per il 75% affermare che i fatti non siano mai avvenuti – ma lo scetticismo permane tra un italiano su dieci e per il 7% il negazionismo ha un qualche fondamento.

Gli italiani condividono con la senatrice Segre l’opinione che è importante che le nuove generazioni conservino nella memoria la tragedia della Shoah ma per quasi 6 su 10 le iniziative a supporto del ricordo sono solo parzialmente efficaci. Nella trasmissione della memoria collettiva la scuola potrebbe fare di più e meglio: ma le famiglie, cosa potrebbero e dovrebbero fare in tal senso?

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