Sherlock Holmes nasce dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, che iniziò a scrivere del famoso investigatore quasi per noia.
Infatti Sir Doyle dopo aver studiato medicina iniziò a esercitare la professione a Southsea nel sud del regno unito, ma visto che aveva pochi pazienti per ovviare alla noia trovava sfogo nella scrittura.
Il suo primo racconto si intitolava Uno studio in rosso e qui comparve per la prima volta detective Sherlock Holmes insieme all’inseparabile Dr. Watson consigliere di Holmes e narratore delle vicende.
Se il pubblico all’inizio non si mostrò molto entusiasta l’editore statunitense Marshall Stoddart ne restò affascinato e si reco a Londra per commissionare a Sir Doyle un’opera: Il segno dei quattro.
In questo secondo romanzo la figura di Holmes si avvicina molto a quella che verrà conosciuta più tardi.
La figura di Holmes infatti nacque su ispirazione del Dott. Joseph Bell da cui Doyle aveva fatto pratica. Il Dr. Bell era famoso per la sua capacità di osservazione e per le diagnosi che sviluppava anche grazie a combinazioni di intuito, conoscenze enciclopediche e doti deduttive.
In più Sherlock si ispirava ad una figura professionale emersa in Francia qualche tempo prima: l’investigatore privato.
Quello che poi rese davvero famoso Sherlock Holmes furono i racconti brevi seguiti ai due primi romanzi, tanto che quando l’autore decise di liberarsi di lui facendolo morire gli uomini di Londra si misero a girare con delle fasce nere in segno di lutto, la famiglia reale espresse il proprio disappunto e più di 200mila lettori cancellarono l’abbonamento alla rivista dove venivano pubblicati i racconti del detective.
A Doyle pertanto non restò altra scelta, seppur facendo passare otto anni, che rimettere mano alle storie di Sherlock Holmes e continuò a scrivere di lui fino a 3 anni prima della sua morte.
Benedetta Giovannetti