“La vita moderna è fatta così. Si vive e si muore alla velocità della luce.”
Lo scrittore cileno Luis Sepùlveda è morto di Covid-19 a Oviedo (Spagna) dove era ricoverato da sei settimane. Fu uno dei tanti scrittori, attivisti e intellettuali di sinistra presi di mira dal generale di destra che rovesciò il presidente socialista Salvador Allende nel 1973. Nello stesso anno venne anche incarcerato per tradimento, dove trascorse due anni e mezzo, tempo che lui dedicò per continuare a scrivere. Fu poi momentaneamente liberato da un gruppo per i diritti di Amnesty International e visse nascosto in Cile per appena un anno, prima di essere nuovamente arrestato e mandato in esilio.
Il suo pluripremiato “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” si basa sul tempo trascorso a vivere con gli indigeni Shuar nell’Amazzonia ecuadoriana (oltre sette mesi). Romanzo che venne anche portato al cinema nel 2001 da Rolf de Heer e con protagonista il premio Oscar Richard Dreyfuss.
Ogni suo romanzo era una chiara trasposizione delle sue vicende: ne “Il mondo alla fine del mondo” troviamo ciò che lui immaginò dal ponte di una nave di Greenpeace negli anni Ottanta o ne “La frontiera scomparsa” le varie tappe che lui visse dalla prigione fino all’arrivo in Spagna.
Nel nostro Paese probabilmente, è maggiormente conosciuto come favolista grazie all’incantevole “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” da cui venne tratto il film d’animazione nel 1998 “La gabbianella e il gatto” realizzato da Cecchi Gori Group e diretto da Enzo D’Alò
Per chi non avesse avuto modo di leggere qualcosa di questo grande scrittore sudamericano, magari durante questa quarantena potrà approfittare per rimediare con uno dei suoi capolavori.
Riccardo Pallotta