Roma, la protesta degli abitanti delle baraccopoli

«Basta buttare inutilmente i soldi per noi. Si pensi piuttosto a sbloccare le assegnazioni delle case popolari». È il grido d’allarme contenuto nella lettera aperta presentata recentemente in piazza del Campidoglio da decine di famiglie che abitano da generazioni nelle baraccopoli romane.

Gli abitanti delle baraccopoli costruite a Roma protestano in Campidoglio. È un grido d’allarme quello contenuto nella lettera aperta presentata recentemente da decine di famiglie che abitano da generazioni nelle baraccopoli romane. «Siamo mamme e papà, cittadini romani – si legge nella lettera – nati e cresciuti a Roma, la città che amiamo e sentiamo nostra. Malgrado tutto in questa città siamo stati chiamati con i nomi più diversi: slavi, nomadi, zingari, rom. Ma soprattutto siamo stati trattati in maniera differente, perché considerati cittadini diversi, cittadini di serie B, o meglio di serie Z, perché “zingari”. Prima siamo stati chiusi in campi chiusi e recintati, lontano dalla città. Poi, per la nostra inclusione, hanno inventato Uffici Speciali, hanno impegnato grandi somme di denaro, promosso bandi di gara, creato una rete di associazioni dedicate al nostro inserimento abitativo e lavorativo». 

Appello alle autorità cittadine

È un vero e proprio appello diretto alle autorità capitoline. «Oggi – si legge nel messaggio – chiediamo, per il bene nostro e di questa città: la chiusura degli Uffici Speciali. Sono inutili; la fine dell’impegno di milioni di euro per le nostre famiglie. Sono soldi buttati; la scelta di non promuovere più bandi per la nostra inclusione. Sono inefficaci». Parole rivolte anche alla cittadinanza tutta: «Sono proprio queste azioni speciali a farci ritenere cittadini diversi e a farci detestare da una parte della città che non comprende perché a noi deve essere riservato un trattamento diverso».

L’Associazione 21 luglio

Secondo l’Associazione, che ha accompagnato e sostenuto i manifestanti, questo appello rappresenta un segnale straordinario, un passaggio di discontinuità rispetto al passato. «Il fallimento del Piano rom – ha commentato Carlo Stasolla – è certificato dalle stesse persone che avrebbero dovuto beneficiarne. Sono loro stessi a chiedere quanto da tempo sosteniamo anche noi: la fine di “politiche speciali”, fatte di bandi costosi e azioni senza senso e un’inclusione rafforzata da strumenti ordinari, quelli a portata di ogni cittadino e che l’attuale Amministrazione non sembra in grado di far funzionare adeguatamente. Siamo al fianco di queste famiglie e con loro condurremmo un’azione che è anzitutto una battaglia di civiltà a vantaggio di tutti».

Francesco Fravolini

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