Dal 4 al 16 febbraio 2020 il teatro Quirino di Roma ospita Liolà, una delle commedie più rappresentative e genuine del primo teatro di Pirandello, venata di sottili echi verghiani, scritta nel 1916, in piena guerra mondiale, originariamente in puro dialetto siciliano e, succesivamente, riproposta in lingua italiana. Fu considerata il suo capolavoro teatrale, migliore di tutta la successiva produzione, per intenderci quella del metateatro, da sempre considerata una geniale innovazione del grande girgentino.
Ma chi è Liolà? È un simpatico vagabondo, un seduttore che semina figli in maniera copiosa, un allegro campagnolo che vive in maniera simbiotica con la natura circostante, che vola candidamente di fiore in fiore. Come disse Antonio Gramsci “Liolà è il prodotto migliore dell’energia letteraria di Luigi Pirandello, è una commedia che si riattacca ai drammi satireschi della Grecia antica… Liolà, l’uomo della vita pagana, pieno di robustezza morale”.
La rappresentazione, messa in scena al Quirino da Corte Arcana Isola Trovata – Teatro ABC Catania – ATA Carlentini, è ambientata a cavallo dei primi anni ’40, mentre il contesto scenografico riporta al borgo marinaro di Porto Empedocle, con le costruzioni di un bianco accecante che le incastona perfettamente nel paesaggio della scala dei Turchi, adiacente la casa natia di Pirandello. Questo espediente consente una ricollocazione oltre che di luogo, anche del modo di esprimersi, infatti gli anziani parlano con cadenze dialettali più accentuate rispetto al linguaggio italianizzato dei giovani. La revisione riguarda anche le caratteristiche dei personaggi: Liolà è un don Giovanni senza morale, che con il suo comportamento, scombussola l’apparentemente morigerata società in cui si muove. Zio Simone Palumbo diventa un commerciante di zolfo che governa le attività economiche del borgo, tentando di camuffare con le ricchezze, la sua impotenza. Accanto a lui, si muove uno spaccato di società dove attraverso intrighi, vendette incrociate, domina la brama di benessere materiale, che pervade gli altri personaggi. In particolare la Zia Croce e sua nipote Tuzza ma dalla quale non è immune la stessa Mita, che ha accettato, spronata da sua Zia Gesa, di sposare il ricco Zio Simone per acquisire una solida posizione sociale. Se è vero che la gioia di vivere, la spensieratezza della commedia, prevalgono su qualsiasi tipo di complicazione intellettualistica, qui Liolà, il trasgressore delle regole, è l’unico personaggio positivo, mentre gli altri sono interessati, egoisti e gretti. Ma un senso di giustizia lo induce a infrangere le regole della moralità comune, spontaneamente senza rendersene conto.
Questa commedia fa ridere, ma non è gioconda, è allegra con cattiveria a spese di tutti. Nel testo, si sente sempre la presenza di un ingegno creatore, che ha quasi la tristezza dell’opera che immagina e una superiore ironica pietà dei personaggi, che fa ridere.
Del resto è proprio l’immenso Pirandello il maestro di quel “sentimento del contrario” che ci fa cogliere la realtà come multiforme e polivalente, tragica e comica al tempo stesso.
Liolà
con GIULIO CORSO (Liolà)
ENRICO GUARNERI (Zio Simone)
Roberta Giarrusso (Tuzza)
Alessandra Ferrara (Mita)
Margherita Patti (Zia Gesa)
Alessandra Falci (La Moscardina)
Sara Baccarini (Luzza)
Giorgia Ferrara (Ciuzza)
Federica Breci (Nela)
Nadia Perciabosco nel ruolo di Zia Ninfa
Anna Malvica (Zia Croce)
scene e costumi Carlo De Marino / musiche Mario D’Alessandro e Roberto Procaccini
regia FRANCESCO BELLOMO
INFO
botteghino 06.6794585
www.teatroquirino.it
Bruna Fiorentino