Dopo oltre 30 anni dall’interruzione, il Giappone ha ripreso la caccia alle balene per fini commerciali. Una caccia, o meglio, una pesca terminata nel 1986 dopo una moratoria dell’IWC. L’International Whaling Commission, che si occupa di regolarizzare la caccia di balene nel mondo, “impose” l’interruzione della caccia per scopi commerciali, permettendo la caccia per scopi scientifici, dopo che il Giappone ne entrò a far parte.
Caccia per scopi scientifici, una cosa che ha portato l’IWC ad essere criticata aspramente da diverse associazioni animaliste. Era accusata solo di essere una copertura per la vendita commerciale di carne di balena. D’altronde, per quanto riguarda gli scopi scientifici, dal 1986 sono state comunque uccise tra le 200 e le 1200 balene all’anno.
Se per gli animalisti questa cifra era enorme, ora lo sarà ancora di più. Il Governo Giapponese ha per anni cercato di riprendere la caccia alle balene pur restando nell’IWC. Fino a quando, nel dicembre 2018, abbandonò l’organizzazione pur di riprendere a cacciare balene.
La caccia è stata ufficialmente riaperta il 1 luglio 2019, e proprio in quel giorno cinque barche per la caccia alle balene sono salpate dal porto di Shimoneseki, nell’isola di Hokkaido. Ovviamente, anche in questo caso ci sono dei limiti: potranno cacciare 227 esemplari entro la fine dell’anno e solo nelle acque territoriale Giapponesi e nella loro zona economica esclusiva.
C’è anche un limite sul tipo e sul numero di balene che è permesso cacciare: 25 Balenoptera acutorostrara, Balenottera Minore; 150 Balenoptera edeni, Balenottera di Eden e 25 Belnoptera Borealis, Balenottere Boreali.
Il desiderio di riprendere a cacciare le balene c’è sempre stato in Giappone, ma ancora non è chiaro il perché sia ricominciata. Soprattutto dopo il calo, ovvio, di consumo di carne di balena negli ultimi 30 anni.
Domenico Attianese