Rifiuti italiani in Malesia: più di 1000 tonnellate di traffico illecito

Dall’Italia alla Malesia c’è un traffico illegale di rifiuti di plastica di circa 1300 tonnellate. Un traffico scoperto da Greenpeace Italia, attraverso l’unità investigativa di cui l’associazione è dotata. Centinaia di tonnellate di rifiuti teoricamente destinati al riciclo che, invece, finiscono illegalmente in uno stato dove si lavora senza preoccupazioni per quanto riguarda l’ambiente o la salute umana.

Da gennaio 2019 a settembre 2019, l’unità investigativa di Greepeace ha trovato che 43 spedizioni in Malesia su 65 erano inviate a impianti privi di permessi, impianti che rientrano nel ciclo del business illegale dei rifiuti. I rifiuti vengono portati in discariche totalmente abusive e i rifiuti tossici sono lasciati vicino alle abitazioni, bruciando e rilasciando sostanze nocive.

Fino al 2018 l’importatore principale di rifiuti europei era la Cina, ma da quell’anno i traffici sono stati interrotti. Di conseguenza, ora ci sono altri Paesi che si occupano di questo business, tra le quali la Malesia. Oltre ad essere fagocitati in un business illegale, tuttavia, i rifiuti trattati illegalmente non fanno altro che aumentare e velocizzare il riscaldamento globale, l’avvelenamento della terra e delle persone.

In Malesia questo non è illegale, ma lo è in Italia. In base alla norma sul riciclo della plastica, il regolamento 1013 del 2006, infatti, “  si possono esportare rifiuti fuori dai confini europei solo se le aziende che li ricevono rispettano lo standard previsto dall’Ue”. Cosa che non accade in Malesia.

Oltre alle 68 aziende autorizzate ufficialmente a trattare questi rifiuti, infatti, in Malesia ci sono numerose altre aziende che si offrono per fare questo lavoro, nonostante non siano autorizzate. Con conseguenze terribili.

Domenico Attianese

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