Martedì 18 febbraio 2020 il Ministro della Salute Roberto Speranza si è trovato sulla sua scrivania 200 mila firme di italiani che hanno aderito ad una petizione per far dismettere le gabbie in cui sono rinchiuse, in vari luoghi d’Italia, oltre 500 mila scrofe.
L’iniziativa, al grido di #bastagabbie!, è del CIWF (Compassion in World Farming Italia), un’organizzazione da anni impegnata per difendere i diritti degli animali.
Eppure basterebbe onorare una delle norme in circolazione contro il loro maltrattamento e vivere, tutti, felici e contenti. Quella che ci viene subito in mente è l’Art. 1 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’animale (Unesco, Parigi, 15 ottobre 1978):
“Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza”.
“ Un po’ di Speranza?” Si chiedono i dirigenti del CIWF. Vedremo. In ogni senso.
Intanto la quasi totalità delle scrofe, allevate nel nostro Paese, continua a trascorre quasi metà della propria vita in gabbie anguste, dove non possono muoversi ed esprimere i propri comportamenti naturali, come fare il nido e accudire i piccoli.
Lo staff del Ministro Speranza – comunica il CIWF – ha testimoniato la sua volontà di aprire un dialogo costruttivo per sostenere la sensibilizzazione all’argomento e lavorare ad una transizione sostenibile verso la dismissione graduale dei sistemi in gabbia, nella direzione già indicata dal Green Deal europeo (sarebbe l’intesa per attuare quelle iniziative politiche utili alla Commissione europea al fine di essere neutrali dal punto di vista climatico entro il 2050). E questo a tutela degli animali, dell’ambiente e per la nostra.
Una politica comune europea (cosiddetta PAC) si rende, dunque, necessaria per salvaguardare gli ecosistemi e la biodiversità.
Ultimamente un folto numero di scienziati europei, dopo aver esaminato le azioni intraprese dall’Europa, ha pensato all’inserimento di una strategia “Farm to Fork”, da integrare nella PAC e che faccia parte del Green Deal Europeo, in modo da mettere in atto una più completa volontà europea per rendere le pratiche agricole più sostenibili.
A tale proposito, alcune tra le più importanti ONG internazionali di tutela ambientale e degli animali (tra cui il CIWF), hanno ritenuto appoggiare la richiesta scrivendo una lettera alla Commissione europea chiedendo che all’interno di “Farm to Fork” sia inserito un piano particolareggiato per abbandonare i sistemi di allevamento e agricoltura intensivi. Una delle maggiori cause della perdita di biodiversità è data dalla massiccia deforestazione attuata per far spazio alle coltivazioni che servono a nutrire gli animali negli allevamenti intensivi e che modificano per sempre gli habitat naturali di moltissime specie.
Purtroppo altre conseguenze si nascondono dietro la perdita di biodiversità. Ai nostri lettori, attenti alle tematiche ambientali, avremo modo di parlarne ancora e poi ancora sino a quando non verrà ristabilizzato il completo equilibrio tra natura ed esseri senzienti.
Bruno Cimino