«Il greco e il latino sono le lingue più antiche che esistono!» Assolutamente no, «E l’italiano deriva dal latino!» Esatto, ma sarebbe più corretto dire che tutte e tre queste lingue (come del resto molte altre) derivano da una lingua molto più antica: L’indoeuropeo.
La linguistica, che contrariamente a quanto molte persone possano pensare non è una disciplina appartenente «al ramo medico», bensì umanistico, è fondamentalmente incentrata sullo studio scientifico del linguaggio umano. In particolar modo la linguistica storica permette l’esplorazione storica e diacronica delle lingue e dei loro gruppi di appartenenza, consentendo di indagare anche sulle origini etimologiche delle parole.
Nonostante esistessero già riflessioni e studi sulle somiglianze tra le varie lingue, fu soprattutto durante il colonialismo inglese che Sir William Jones (magistrato), venuto a contatto con la cultura indiana, si accorse dell’incredibile somiglianza tra sanscrito, greco, latino, gotico e parlate dei celti.
Alla base di queste lingue una sola lingua: l’indoeuropeo, parlato da una serie di popoli nomadi che nel III millennio a.C si spostarono, attraverso migrazioni, dall’Europa centro-meridionale (a nord del Mar Nero) all’Europa occidentale, stanziandosi anche in India e in Persia.
Purtroppo non esiste alcun documento scritto relativo all’indoeuropeo, ma procedendo a ritroso, attraverso un processo di comparazione fonetica, morfosintattica e lessicale tra le diverse lingue appartenenti al ceppo, è stato possibile ricostruirne il sistema fonologico: protoindoeuropeo ricostruito. Risulterebbe troppo lungo elencare tutte le lingue derivanti dall’indoeuropeo, ma è utile fornire un primo interessante esempio di comparazione linguistica per capire da dove proviene e come è cambiata nel corso del tempo la lingua che oggi parliamo.
La parola greca πατήρ in latino diventa pater, ita. papà, scr. pitàr, got. fadar, ing father e deriva dall’indoeuropeo *pƏter. Queste somiglianze non sono casuali e possono essere studiate e approfondite facendo riferimento a delle leggi fisse (da Grimm a Verner) responsabili del mutamento fonetico. Perché, ad esempio, l’occlusiva sorda (P) presente ad inizio parola diventa una fricativa (F) nelle lingue anglosassoni? A voi perdervi nel complesso ma affascinante mondo della linguistica.
Ambra Belloni