Quando lo sport favorisce l’educazione sociale e la crescita personale

Nel momento storico che stiamo vivendo è indispensabile credere a una disciplina sportiva perché trasforma la nostra vita in un sano obiettivo. Gli ideali rappresentano il punto di arrivo di ciascuna persona e lo sport è il veicolo che permette di avvicinare gradatamente il traguardo.

Lo sport diventa educazione sociale quando insegna il rispetto delle regole durante una manifestazione sportiva. I giovani e gli adulti riescono a comprendere le diverse sfaccettature della filosofia di vita proprio mediante lo sport, che si trasforma in una autentica scuola di vita. Nel momento storico che stiamo vivendo è indispensabile credere a una disciplina sportiva perché trasforma la nostra vita in un sano obiettivo. Gli ideali rappresentano il punto di arrivo di ciascuna persona e lo sport è senza dubbio il veicolo che permette di avvicinare gradatamente il traguardo. Lo sport insegna a rispettare le persone e qualsiasi disciplina sportiva prevede quelle famose regole da applicare su una competizione per evitare sanzioni dell’arbitro. Questa disciplina si traduce in educazione che accompagna i piccoli e grandi atleti nella vita. Sabrina Trombini, coach professionista e titolare dell’agenzia di comunicazione Business Evolution, intende evidenziare alcune riflessioni sul valore sociale dello sport, senza tralasciare la valenza culturale ed educativa che conferisce una disciplina sportiva.    

Qual è la valenza culturale dello sport?
«Lo sport è un riferimento generalizzato della nostra vita. A prescindere dal fatto che lo pratichiamo attivamente oppure che siamo semplicemente appassionati di una qualche disciplina. Fin da bambini impariamo che l’attività fisica è importante, poi da adulti scopriamo che non solo il corpo viene interessato ma anche la mente è coinvolta nello sport. Il concetto dello sport evoca riferimenti forti che hanno a che fare con i valori fondamentali della vita come il coraggio, la disciplina, la competitività, il rispetto e l’aspirazione. Lo sport, dunque, non è solo “attività fisica” ma ha la valenza di una vera e propria scuola di vita: è uno strumento elettivo di arricchimento personale, promuove la costruzione del corpo ma anche della nostra anima, perché capace di generare sentimenti ed emozioni. Sul piano individuale è una risorsa per mantenere il benessere psicofisico e consolidare l’autostima; sul piano sociale rafforza il senso di appartenenza, al gruppo e alla comunità più ampia, proprio nella condivisione di quei valori che si pongono come “competenze comuni a tutti gli uomini”. Il riferimento culturale allo sport rappresenta un patrimonio universale anche nell’ambito delle attività produttive per la gestione e lo sviluppo del capitale umano. La competitività è infatti una forza costruttiva quando si accompagna a valori come la lealtà e il rispetto, in una prospettiva del lavoro come “concorrenza”, con una visione etica che etimologicamente corrisponde a correre insieme, verso il raggiungimento degli obiettivi e delle finalità che vogliamo perseguire».

Che ruolo assume nella società?
«Esercita una funzione pedagogica divenendo pratica effettiva di quei valori, che solo nell’interazione sociale smettono di essere teorici riferimenti assiologici e diventano “palestra” concreta di declinazione etica, di reciprocità e di riconoscimento dell’altro, come avversario da battere, piuttosto che come nemico da annientare. La pratica sportiva (sia in senso agonistico, sia come hobby da coltivare) rafforza il valore della dedizione, della continuità e della disciplina; nessun risultato concreto può essere raggiunto senza fatica e sacrificio, che nella vittoria e nel successo esprimono il loro vero senso: l’esercizio non è quindi puro sforzo, sofferenza ma anticipazione di un risultato sfidante ed entusiasmante; non è mero “dovere” ma un “piacere” che viene differito e che può essere pienamente goduto dopo la meta e il traguardo. Dal punto di vista psicofisiologico, non a caso, lo sforzo profuso nella pratica di qualunque attività fisica motivante sviluppa le endorfine nel sistema dopaminergico cerebrale, che sono alla base delle nostre sensazioni di piacere, euforia e felicità».

Le discipline sportive in che modo insegnano il rispetto verso le altre persone?
«In una società anomica come la nostra, dove si è creata una progressiva distanza fra valori predicati e valori effettivamente praticati (dove si predica bene e si razzola male) il rischio che anche lo sport diventi un disvalore è evidente: l’avversario è un nemico, la competitività diviene la modalità per affermare narcisisticamente se stessi, l’altro non è riconosciuto come soggetto pari. In questo scenario lo sport genera quei fenomeni sociali dove in realtà si esprime la forma distruttiva dell’aggressività umana. La possibilità di richiamare i valori fondamentali del nostro essere al mondo, nella società e nello sport, vanno di pari passo. Completando quanto abbiamo affermato prima lo sport contribuisce alla formazione umana, non facendo riferimento a quella pessima interpretazione dell’affermazione di Pierre de Coubertin (“l’importante non è vincere ma partecipare”), ma valorizzando in modo letterale il valore del risultato, dove vincere rappresenta l’esito finale delle proprie aspettative e motivazioni. Se vincere è auspicabile per ciascuno di noi, questo riceve la propria legittimità riconoscendo la parità di ogni essere umano (quindi di noi stessi e degli altri). Il rispetto dell’altro, dell’avversario diventa fondamentale perché noi stessi diveniamo “prossimo”, noi e gli altri siamo sullo stesso piano dal punto di vista antropologico. In quest’ottica vincere è una possibilità e una speranza per tutti, nella sconfitta possiamo imparare ad ammirare l’altro, perché è nelle nostre stesse possibilità la prossima vittoria».

Francesco Fravolini

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