Convizione Religiosa o Minaccia Civica?
In un mondo sempre più interconnesso e complesso, le tensioni tra libertà religiosa e sicurezza nazionale continuano a crescere. Una delle comunità religiose più discusse e controverse in questo contesto, che prenderemo in esame come esempio ma il discorso può ampliarsi ad altre denominazioni religiose, è quella dei Testimoni di Geova. La loro scelta di rifiutare il servizio militare e di non giurare fedeltà allo Stato ha portato a numerosi scontri con le autorità di vari paesi.
In totale, se ne contano 17: Mauritania, Marocco (dove possono praticare la loro religione ma è loro vietato convertire i musulmani), Corea del Nord, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Singapore (di cui parleremo tra poco), Somalia, Siria, Tagikistan, Tunisia, Turkmenistan, Emirati Arabi Uniti, Uzbekistan, Vietnam, Yemen e Russia.
Non sono gli unici paesi in cui i Testimoni di Geova hanno importanti questioni aperte con gli Stati; basti pensare alle recenti questioni giudiziarie in Norvegia, Spagna, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Olanda e altri ancora. In questi casi, tuttavia, sotto accusa sono le procedure interne della Congregazione, non la loro libera attività religiosa o le varie forme di obiezione di coscienza.
In questi 17 paesi, invece, al netto del fatto che alcuni di essi sono vere e proprie dittature o teocrazie illiberali, il problema sta nell’adempiere alcuni doveri considerati obbligatori per ogni cittadino.
Singapore rappresenta un caso particolarmente significativo. Nel 1972, il governo di questa città-stato ha deciso di deregistrare la Congregazione dei Testimoni di Geova, considerandola “pregiudizievole per il benessere e l’ordine pubblico”. La motivazione principale era il rifiuto dei membri maschi di prestare servizio militare obbligatorio e di giurare fedeltà allo Stato, obblighi civici considerati fondamentali per la coesione e la sicurezza nazionale. Questa decisione mette in luce il conflitto tra le convinzioni religiose dei Testimoni di Geova e gli obblighi imposti dai governi.
Uno degli aspetti più critici sollevati dai sociologi riguarda la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico. Massimo Introvigne, studioso di sociologia delle religioni, ha osservato che “gli Stati con obblighi di leva universale vedono nel rifiuto dei Testimoni di Geova una sfida diretta all’autorità dello Stato e un potenziale rischio per la sicurezza nazionale” (“I Testimoni di Geova – Chi sono come cambiano”, Editore: Cantagalli, Anno 2015) . Questo rifiuto è percepito come una minaccia alla coesione sociale e alla parità dei doveri civici tra i cittadini. Il rifiuto dei Testimoni di Geova di prestare servizio militare e di giurare fedeltà allo Stato si basa su radicati convincimenti religiosi. Questo crea un evidente conflitto tra libertà religiosa e obblighi civici, rappresentando un dilemma fondamentale in molte società contemporanee: come rispettare la diversità religiosa senza compromettere l’unità e la sicurezza nazionale?
Un altro aspetto controverso è la scelta dei Testimoni di Geova di non partecipare alle attività politiche e civiche, come il voto e il servizio militare, rifiuto che essi vedono come un aspetto positivo del loro credo, un segno di vero cristianesimo. Storicamente, i Testimoni di Geova hanno adottato una posizione di neutralità politica e militare basata sul principio biblico di essere “nel mondo ma non del mondo”. Questa interpretazione li ha portati a rifiutare non solo il servizio militare, ma anche qualsiasi forma di partecipazione politica, incluso il voto. Questo è vero ovunque, anche qui in Italia, parliamo cioè di una comunità religiosa interamente astensionista, tant’è che la partecipazione al voto, che è un diritto/dovere, è una azione che può farli trovare fuori dalla comunità nel caso qualcuno di loro decidesse di recarsi alle urne. Tale posizione ha radici profonde nella loro teologia e nella loro visione del ruolo del cristiano nella società. Non entrando nel merito di ciò che è cristiano da ciò che non lo è, vero è quanto detto da Bryan Wilson, noto sociologo delle religioni, che ha affermato che “il rifiuto dei Testimoni di Geova di partecipare alla vita politica e civica pone sfide significative per il funzionamento delle democrazie, che dipendono dalla partecipazione attiva dei cittadini per mantenere il controllo sui governanti”. Questa mancanza di partecipazione può portare a una minore rappresentanza di diverse voci e opinioni nella sfera pubblica, con il rischio che le decisioni politiche siano prese senza il necessario controllo democratico.
Naturalmente è importante distinguere tra criticare le pratiche di un gruppo religioso e sostenere la loro persecuzione. Molti osservatori, inclusi ex membri dell’organizzazione, sottolineano che, sebbene le pratiche dei Testimoni di Geova possano essere oggetto di dibattito e critiche, è essenziale difendere i loro diritti fondamentali alla libertà di culto e di espressione. La repressione basata sulle convinzioni religiose non solo viola i diritti umani, ma può anche portare a un clima di intolleranza e discriminazione che danneggia l’intera società.
Ogni società deve affrontare questi dilemmi nel contesto delle proprie leggi e valori, cercando soluzioni che possano conciliare diritti individuali e obblighi collettivi, in modo da saper accogliere la diversità senza compromettere la stabilità e la sicurezza.