Guardie di Finanza, come ragazzi viziati

Quando il potere logora chi non ce l’ha

In un elegante quartiere di Roma, quello di Piazza Bologna, lungo tutto il perimetro della Caserma Piave, il Comando Generale della GdF ha imposto il divieto di parcheggio e di sosta. E questo ha provocato le ira delle tante famiglie residenti fortemente danneggiate.

Tutto è iniziato quando, a Roma, nella scorsa primavera (17 marzo 2018), il Comando della GdF, a firma del Generale B, Alberto Reda, ha richiesto agli uffici competenti trenta posti auto, oltre agli stalli che già aveva in Via Pisa, Via Moroni, Largo del Campidano e Piazza Armellini, per soddisfare le esigenze private dei propri militari. La risposta, rimasta per quasi un anno sulle scrivanie della burocrazia, ha irritato i militari che hanno inoltrato un’altra domanda motivandola in maniera diversa: “Per motivi di decoro e per alzare il livello di sicurezza, causa probabili attentati terroristici internazionali”. E questa ha trovato l’accoglimento auspicato e il benestare della Prefetta Gerarda Pantalone, dell’allora Assessora alla Città in Movimento Linda Meleo.

Il divieto di sosta è stato affisso il 22 luglio u.s. a seguito della Determinazione Dirigenziale Prot. n. VC/2019/0027205 della Polizia Roma Capitale U.O. Gruppo Parioli ex Sapienza avente per oggetto “disciplina provvisoria di traffico in Via Moroni, Via Pisa e Piazza del Campidano”, con zona rimozione in base alla Determinazione Dirigenziale QG/663/2019 del Dipartimento Mobilità e Trasporti.
Come se tutto ciò dovesse passare come cosa ovvia, indipendentemente dal disagio enorme arrecato ai residenti, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha stanziato per la riqualificazione della caserma  Piave circa 23 milioni di euro. Una residente B. F. alla notizia ha esclamato: <<Con questi soldi si sarebbero potuti costruire due caserme bunker, magari nella più vicina periferia romana e avere tutti i posti auto a loro necessari!>>.
Secondo V. B., che abita con la famiglia proprio di fronte alla caserma, se fosse vero il pericolo di attentati terroristici dovrebbero chiudere tutte le strade intorno. Ma questo non succede.

Sul versante politico, per il momento, solo qualche tenue intervento iniziale di alcuni esponenti di partito, forse in cerca di consensi, che via via si sono dileguati.
E’ vero, che il potere logora chi non ce l’ha. E qui, a quanto sembra, sta logorando la pazienza dei cittadini, tant’è che hanno più volte manifestato contro il militare “Golia” in piazza, con volantinaggi, hanno presentato un ricorso al Tar e sono pronti a salire sulle barricate per ulteriori iniziative di protesta. All’orizzonte si intravedono anche delle interpellanze parlamentari grazie all’interessamento di alcuni residenti. Nel frattempo, da una parte imperversano gli ingorghi e le bestemmie per aspettare, a tutte le ore, in macchina, che si liberi un posto nei paraggi, dall’altra i marciapiedi del perimetro della caserma sono vuoti, con soventi pulizie, assenza di cassonetti, potature degli alberi, addobbi per qualche aiuola e cose simili per dare un nuovo look alle mura invalicabili che difendono la privacy di tanti uffici pieni di carte, un museo, una piscina e un campo da calcio con tanto di scuola per ragazzi.
<<Ma – fa presente D. R., altro residente – in queste strade, vietate ai parcheggi dei residenti, c’è un Centro Medico per l’handicap, un ospedale (il Policlinico Italia), due scuole, uffici vari, esercizi commerciali e studi medici>>.
L’unico incontro che i cittadini hanno avuto per sensibilizzare la GdF a recedere dal loro intento, o almeno trovare una soluzione che non danneggiasse nessuno, era finito con una fumata nera.
Un ulteriore tentativo era stato fatto dalla Presidente del II Municipio Francesca Del Bello, sollecitata da una lettera dei residenti, ma anch’esso finito con un niet militare di triste memoria.
La storia, anzi la lotta, continua.

Bruno Cimino

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