Quando gli alberi si sostituiranno alle tombe.
Suonano più che mai profetiche le parole della canzone di Francesco Guccini “L’albero ed io”:
«Quando il mio ultimo giorno verrà dopo il mio ultimo sguardo sul mondo, non voglio pietra su questo mio corpo, perché pesante mi sembrerà. Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio; voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio».
Tumulazione, tombe a terra, lapidi in marmo, dispersione delle ceneri… le pratiche di sepoltura sono svariate, ma Arborvitae, progetto italiano tutto al femminile, propone di realizzare un luogo del ricordo dove «culti religiosi e spiritualità laica potranno finalmente coesistere» e rivitalizzare l’ecosistema.
Bosco come luogo di riflessione, pace e raccoglimento, dove sarà possibile interiorizzare l’esperienza e il dolore della perdita attraverso la scelta di un albero che verrà piantato nel terreno insieme alle ceneri del defunto (custodite in un’urna 100% biodegradabile in fibra di legno o cartone riciclato).
Cipressi, ulivi, querce, pioppi, melograni… ad ogni albero il compito di tramandare la memoria e i valori dei nostri cari attraverso la simbologia.
L’urna sarà divisa in due parti speculari contenenti nella parte inferiore la terra e il seme scelto e nella parte superiore le ceneri. Una scelta per alcuni discutibile, per altri estremamente poetica, ma i vantaggi che ne ricaverà l’ambiente non sono pochi.
Il passaggio è netto: da architettura funeraria ad architettura di paesaggio; piantare un albero invece di abbatterlo per produrre una bara.
Un approccio diverso alla morte, dunque, già utilizzato in altri paesi, in grado di ristabilire il naturale ciclo della natura e perpetuare il ricordo di tutti coloro che, per breve o lungo tempo, hanno illuminato nostre vite:
«E così, assieme, vivremo in eterno qua sulla terra, l’albero ed io. Sempre svettanti, in estate e in inverno, contro quel cielo che dicon di Dio».
Ambra Belloni