Sibilla Aleramo: la scrittura come lotta sociale

Sibilla Aleramo fu una letterata  dei primi del novecento, la cui penna ancora scotta, instancabilmente  appassionata in tutti gli ambiti della sua tormentata esistenza.

Fin da piccola assorbì la fragilità psichica della madre – la quale soffriva di depressione che la condusse al tentato suicidio ad al suo definitivo ricovero in manicomio nel maceratese –  tanto da manifestare la stessa sintomatologia nel corso degli anni, specie dopo aver subito uno stupro all’interno dell’azienda presso cui lavorava come contabile.

Interruppe  gli studi a causa del trasferimento da Milano a Civitanova Marche, per volontà di suo padre, insegnante di scienze, che la volle collocare proprio in quell’azienda da lui stesso diretta.

Marta Felicina Faccio era il suo vero nome, conosciuta come Rina da tutti, ma anche nota per il suo costante  studio e per  la scrittura che  rappresentarono per lei una forma di redenzione dal male e l’unica via salvifica dalla propria condizione di intima profonda sofferenza, all’interno di un matrimonio riparatorio, frutto di violenza, dal quale ne uscì incinta, pur perdendo il bambino.

Inarrestabile, volitiva, impavida e combattiva, prese parte a movimenti femministi, per la valorizzazione della donna, fino a subire addirittura un arresto, prosciolto soltanto a seguito del suo incontro con Mussolini.

La sua vita sentimentale fu tormentata, ebbe infatti moltissime relazioni intense e molte delle quali di breve durata.

Tra gli uomini che amò,  Dino Campana  e l’atleta Tullio Bozza, ma fu anche amante di donne, come l’attrice Eleonora Duse.

Tuttavia la storia d’amore più duratura la ebbe col poeta Franco Matacotta, con il quale restò per oltre dieci anni.

Non solo scrittrice dunque, ma anche attivista che amava la libertà al pari della verità e che ostentò in un’epoca difficile, in nome di ideali che oggi la innalzano tra le  più coraggiose della storia. Una donna che ha saputo tramutare la tragedia del dolore, la sua stessa esistenza,  in immortale  opera d’arte. Dalla vita personale alla universalità letteraria: un approdo instancabile, fino al suo ottantatreesimo anno di vita.

Un esempio sociale, culturale, umanitario, di riscatto dal dominio attraverso la conoscenza, in quella sanguigna trama di tempo vissuto, di parole rosse, di voce alta, di passi intensi ed incessanti, fin dentro tutti i suoi libri, vivi come la follia, come la forza del talento, il talento di scrivere, di esserci, di attraversare tutto.

Eleonora Giovannini

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