Il primo drone con piumaggio

Da sempre uno dei più grandi sogni e progetti a cui si sia mai avvicinato l’uomo: volare.
Uno dei primi fu Icaro che di certo non fu assistito dalla fortuna, ma per assiduità e genio dei suoi anacronistici studi, non possiamo dimenticare Leonardo Da Vinci. Egli cominciò a studiare il concetto e la meccanica dietro al volo unendo la sua sconfinata immaginazione e il suo colpo d’occhio fin dalla tenera età, distaccandosi dai suoi contemporanei che reputavano “magico” tale moto.
Leonardo, osservando il volo degli uccelli, arrivò a teorizzare in maniera piuttosto empirica dei principi di aerodinamica teorizzati e sviluppati dopo secoli.
Dopo oltre cinquecento anni gli scienziati continuano a prendere come riferimento i volatili per creare una nuova generazione di macchine volanti, di cui anche il genio rinascimentale sarebbe orgoglioso.
Gli uccelli infatti, possono modificare la forma delle loro ali svuotando le piume o mescolandole più vicine, di modo da poter essere più agili in base a differenti condizioni atmosferiche rispetto ai classici droni rigidi.
Con PigeonBot, soprannominato così l’ultimo modello di drone che ha delle piume e può cambiare forma come i volatili in carne e ossa, si apre una nuova famiglia di velivoli più agili.
Il nuovo risultato di un team di scienziati è stato presentato alcuni giorni fa a Science Robotics e consentirebbe di effettuare curve più strette in spazi disordinati e risponderebbe in maniera più efficace al vento.
Oltre ad aprire la strada per la costruzione di droni più aggraziati e prestanti, “la cosa davvero interessante di questo robot è che ci consente di effettuare manipolazioni in un’ala di robot che non potresti mai fare o voler fare in un uccello per studiarne il volo” afferma David Lentik, un ingegnere e biologo alla Stanford University.
Un orizzonte che si spalanca allo studio da vicino del volo, ma esiste ancora un ampio margine di miglioramento come afferma Tyson Hedrick, un biomeccanico dell’Università della Carolina del Nord coinvolto nel progetto, “ad esempio, un futuro robot volante potrebbe includere un’articolazione della spalla, per indagare su come l’inclinazione delle ali di un uccello su e giù influenza il volo”.
Non ci resta che attendere gli sviluppi della scienza, che già ha fatto balzi incredibili portandoci a volare quotidianamente, mentre per Leonardo e i suoi contemporanei si trattava di un lontano miraggio.

Riccardo Pallotta

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