Perché esiste l’incoerenza? A determinare il nostro rapporto con gli altri è la stima, questo è noto a tutti, quello che non è evidente fa riferimento alle dinamiche che determinano la perdita della stima da parte delle persone che si relazionano con noi, sia sul lavoro che nella vita privata.
L’aspetto più deludente, se in un primo istante ci fa pensare alla disonestà, in realtà riguarda di più l’incoerenza, traducibile come tradimento dei nostri stessi principi. L’incoerenza porta con sé tutta una serie di caratteristiche, quali il tornaconto, il compromesso, l’uniformarsi all’andamento generale delle cose, la debolezza personale, insieme ad una apatia degli ideali e degli obiettivi più nobili. La stima che nutriamo per qualcuno è strettamente legata alla coerenza. L’incoerente non desta certo fascino, non somiglia minimamente al carismatico o al leader.
Il disonesto manca di principi, mentre l’incoerente non sa farne uso, in questo senso trasmette delusione in chi si rapporta con lui, perché la coerenza è soprattutto attenzione per la verità, dedizione per la propria missione. Quando ci si imbatte in un incoerente, tutto è dunque possibile, ogni deviazione, ogni scelta o non scelta. L’incoerente segue le vie della convenienza, giustificandole come strategie mirate ad un buon risultato. Non nutre rancore, poiché ritiene inutile e sciocco provare per chi non si apprezza, rabbia, indignazione. L’incoerente usa la mediazione volta alla quiete universale, finendo tuttavia con il ferire chi, al contrario di lui, soffre per la tutela di un principio e per l’ipocrisia che sembra capeggiare nelle relazioni, in sostituzione di una più alta forma di rispetto reciproco.
La maggior parte dei rapporti risente del’immediatezza del vero, in questo inarrestabile travestimento di sguardi, di sorrisi, di frasi fatte, di abbracci finti.
in fine, se vogliamo spezzare una lancia a favore dell’incoerente, possiamo dire che probabilmente è consapevole che smascherare tutti i volti sarebbe un’azione rivoluzionaria molto faticosa e oltretutto rischiosa. Ma da cosa nasce l’incoerenza? Da un mondo ostile, alienante e di fronte al quale si finisce col sentirsi soli, dove le facce che abbiamo di fronte sembrano tutte uguali, come le pietre. L’incoerente altro non è che un arreso al sistema, anche se, armati di ottimismo, lo volessimo classificare nella dimensione dei fantasiosi, magari perché la fantasia è attratta più dalle finzioni che dalla verità.
In definitiva, meglio un rivoluzionario o un incoerente? La risposta ce la suggerisce la loro stessa sorte, che trasforma le azioni di un folle in caos, compromettendo quasi sempre la sua esistenza. Il destino dell’incoerente è senza dubbio meno tragico, ma le sue impronte non resteranno, poiché ha piedi che poggeranno sempre e soltanto su indefiniti sentieri di sabbia.
Eleonora Govannini