Il problema dei rifiuti in mare è salito alla ribalta negli ultimi anni in maniera fragorosa. Hanno fatto il giro del mondo la notizia e le immagini dell’enorme isola di spazzatura che galleggia al centro dell’Oceano Pacifico, ribattezzata “Pacific trash vortex“, che viene stimata di dimensioni comprese tra la Penisola iberica e gli Stati Uniti d’America. Quest’isola, purtroppo non l’unica a galleggiare nei nostri oceani, è composta per lo più di rifiuti di plastica, un materiale che necessita di decine o anche centinaia di anni per degradarsi. Spesso i rifiuti in plastica vengono ingeriti dagli animali marini come pesci e tartarughe perchè scambiati per meduse. Anche degradata però può essere dannosa perchè si frantuma in microplastiche che sono altrettanto pericolose per chi nel mare vive e si nutre.
Ma una speranza sembra esserci: un ingegnere olandese, Boyan Slat, ha creato un macchinario chiamato “Ocean Clean Up” in grado di raccogliere la plastica galleggiante in mare: si tratta di un tubo a forma di U collegato ad una rete, in grado di catturare frammenti grossi più di 1 millimetro. E’ costruito in modo tale da non intrappolare la fauna marina al suo interno. Il prototipo si muove sfruttando l’energia solare e le correnti marine e nel 2018 ha fatto il primo “viaggio” raccogliendo 2 tonnellate di rifiuti in 3 mesi prima di rompersi. Quest’anno, aggiustato e migliorato, è tornato nel Pacifico a recuperare il maggior quantitativo di immondizia possibile.
Daniele Capello