Quando da noi erano le 6 del 17 aprile da noi e mezzanotte in America, Bob Dylan ha regalato a tutti una nuova canzone: I Contain Multitudes. Non è il primo regalo che decide di fare ai suoi fan e non solo, dato che già tre settimane fa ne aveva pubblicata un’altra: MurderMost Foul.
Come la celebre Knocking on Heaven’s Door è una ballata classica, con strofe di 6 versi stretti a due a due con rime perfette, mesmeriche.
“Oggi, domani e anche ieri i fiori stanno morendo come tutte le cose…” così comincia il testo di questa canzone che può sembrare un capitolo di testamento del cantautore, che in alcuni versi prosegue e ribadisce concetti espressi al discorso tenuto nel luglio 2017 davanti all’Accademia di Svezia, quando gli venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Infatti anche allora disse: “I’m a man of condraddictions…I’m a man of many moods…I contain multitudes”.
Una canzone piena di riferimenti, come volesse ringraziare tutti quelli che lo hanno ispirato, non solo per questa ballata, ma nella sua vita di cantautore: Walt Whitman, Edgar alla Poe, William Blake, Jack London, Chopin, Beethoven, i Rolling Stones, Anne Frank e Indiana Jones.
Una ballata che esalta la bellezza e la vita e che anche in un venerdì 17, di un anno bisestile, quando fuori dalle nostre case è in corso una pandemia e “molti fiori muoiono” come ogni altra cosa, ci sprona a trovare il bello in ogni cosa e incoraggia per affrontare un nuovo giorno.
Riccardo Pallotta