Notorietà e leadership religiosa

Lo strano caso dei testimoni di Geova

Immaginate di entrare in una sala gremita di 10.000 persone. Tutti vi conoscono per nome.
Centinaia vogliono un selfie con voi. Vi sentite delle star. Ma siete davvero pronti per
questo? È la domanda che i leader dei Testimoni di Geova avrebbero dovuto porsi prima di
abbandonare decenni di tradizionale anonimato per tuffarsi nell’oceano della celebrità
religiosa. Per anni, il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova è rimasto nell’ombra,
guidando milioni di fedeli da dietro le quinte. Ma qualcosa è cambiato. Forse è stato il
richiamo irresistibile dei social media, o forse il desiderio di un contatto più diretto con i
propri seguaci. Fatto sta che questi uomini hanno deciso di uscire allo scoperto,
mostrandosi in video, pubblicazioni e congressi.

Per citare un esempio, e chi è stato Testimone di Geova lo sa, per anni hanno insegnato
che la loro Bibbia, la Traduzione del Nuovo Mondo, non contiene il nome dei traduttori
per una questione di modestia, in quanto loro ci tengono molto a non esaltare l’uomo, ma
solo Dio:

“Nell’offrire in dono i diritti di pubblicazione della loro traduzione, i membri del Comitato
di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo chiesero di rimanere anonimi. La Watch
Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania ha aderito alla loro richiesta. Lo scopo dei
traduttori non era quello di farsi un nome, ma solo di rendere onore al divino Autore delle
Sacre Scritture. ” Ragioniamo Facendo uso delle Scritture, pag. 399,400

Stessa cosa circa il divieto dei compleanni: essi sono una forma di adorazione dell’uomo
che viene messo in primo piano, mentre la gloria spetta solo a Dio.

“Per di più le feste di compleanno tendono a dare troppa importanza all’individuo, e
questo è senza dubbio uno dei motivi per cui i primi cristiani le evitavano ” – I Testimoni
di Geova e la scuola , pag. 18,19

Tutto questo fa veramente ridere, se paragonato alla fama che i leaders del Corpo Direttivo
ricevono oggi dalla loro visibilità mediatica.
All’inizio, sembrava una mossa vincente. I fedeli erano entusiasti di vedere finalmente i
volti di coloro che consideravano guide spirituali. Ma come dice il vecchio adagio, “attenti
a ciò che desiderate, potreste ottenerlo”.
Ed è proprio quello che è successo. I leader dei Testimoni di Geova hanno ottenuto la fama
che cercavano, ma non erano preparati alle sue conseguenze. Mark Sanderson, uno dei

membri più in vista del Corpo Direttivo, si è recentemente lamentato pubblicamente:
“Potete immaginare di entrare in una sala con 10.000 persone che vi conoscono tutte per
nome, e forse anche il 5-10% vorrebbe una foto con voi? Potete immaginare quanto possa
essere sopraffacente per un fratello e specialmente per sua moglie?”
Questa lamentela suona ironica, se non addirittura ipocrita, considerando che sono stati
proprio Sanderson e i suoi colleghi a cercare attivamente questa notorietà. È come se un
bambino chiedesse un gelato e poi si lamentasse perché è freddo.


Ma c’è di più in questa storia. I Testimoni di Geova hanno sempre posto un’enfasi
particolare sull’apparenza. Le regole sull’abbigliamento e l’aspetto personale sono rigide e
dettagliate. Si crede che un’apparenza curata sia fondamentale per “dare una buona
testimonianza”. In questo contesto, l’improvvisa visibilità dei leader sembra quasi una
naturale evoluzione di questa mentalità.


Tuttavia, c’è una differenza fondamentale tra curare la propria immagine e diventare una
celebrità religiosa. E qui entra in gioco il confronto con l’esempio di Gesù Cristo, figura
centrale del cristianesimo. I vangeli ci raccontano di un Gesù che accoglieva le folle, che si
lasciava toccare e avvicinare, che non si lamentava mai della mancanza di privacy o delle
attenzioni ricevute, anche se riservava per se momenti di solitudine.
Cosa dovrebbero fare i fedeli di fronte a questa situazione paradossale? Alcuni
suggeriscono di continuare a chiedere foto e autografi ai leader, non per mancanza di
rispetto, ma per ricordare loro l’incoerenza della loro posizione. È un modo per dire:
“Avete voluto la bicicletta? Ora pedalate!”


In conclusione, questa vicenda ci offre uno spunto di riflessione più ampio sul ruolo dei
leader religiosi nell’era dei social media e della comunicazione istantanea. È possibile
mantenere un’aura di sacralità e al contempo essere figure pubbliche accessibili? E
soprattutto, come si può gestire il potere e l’influenza che derivano da una tale esposizione
senza perdere di vista i valori fondamentali della propria fede?
Le risposte a queste domande non sono semplici, ma una cosa è certa: chi sceglie di
mettersi sotto i riflettori deve essere pronto ad affrontarne tutte le conseguenze, positive e
negative. Perché, come dimostra il caso di Mark Sanderson, la fama è come un genio
uscito dalla lampada: una volta liberato, è impossibile rimetterlo dentro.

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