La figura della strega con le sue azioni, a volte malvagie e a volte riparatorie, ha riempito non solo tante pagine di letteratura fantastica, ma ha rappresentato anche un aspetto culturale molto forte e presente nel comune sentire fino alla metà del secolo scorso. Con l’avvento dell’Illuminismo la lotta a tali credenze si è rafforzata e la superiorità del pensiero razionale ha dominato su quello irrazionale, che dava credito a credenze e prendeva forza grazie alle paure individuali e collettive. Da allora numerosi sono gli studi affrontati per capire la genesi e la natura di quei fenomeni e tra questi spicca l’ultimo lavoro di Alessandro Norsa, Nell’antro della strega. La magia in Italia tra racconti popolari e ricerca etnografica, edito da Edizioni LiberAmente. Il libro si presenta come una raccolta di testimoniante su quelle pratiche che vengono definite di magia bianca e di magia nera. L’indagine è avvenuta attraverso l’intervista di oltre centocinquanta persone, che hanno riportato la loro esperienza diretta o i racconti di chi li ha preceduti. Quello che emerge dal libro è chiaramente la suddivisione tra ciò che è buono e ciò che è malvagio: il primo entra nella sfera della strega buona, che toglie il maleficio, il malocchio e aiuta il malcapitato di turno. Il secondo, invece, è rappresentato dalla strega cattiva, che attua il maleficio anche per conto di altre persone. «La Strega, questa parola nell’immaginario collettivo ha uno straordinario potere evocativo, suscita fantasie e timori, ripugnanza e curiosità. In questa dimensione, la strega, l’uomo nero (l’orco delle fiabe) sono oggetti persecutori universali che popolano i sogni e le fantasie dei bambini spesso indipendentemente dagli intenti pedagogici dei genitori». Il fine di Norsa, tuttavia, non è quello di creare una falsa credenza, ovvero di convincere il lettore a credere in una cosa rispetto ad un’altra. Egli vuole esporre, osservare, analizzare delle pratiche molto in uso nei tempi passati, a cui si dava molta importanza e che erano parte integrante del vissuto quotidiano. L’ambito di ricerca di Norsa, che abbraccia l’antropologia, la psicologia e l’etnografia, ci suggeriscono l’approccio che l’autore ha avuto alla materia, che viene analizzata in maniera puntuale, tenendo in considerazione anche i numerosi studi già pubblicati in ambito etno-antropologico. Grazie all’ascolto delle numerosissime testimonianze raccolte è stato possibile raccogliere il materiale necessario per creare una sorta di suddivisione per ambiti. Il libro, infatti, si suddivide in due parti. In una parte c’è la narrazione degli aspetti legati alle streghe cattive con le varie tipologie di fatture; nell’altra la descrizione delle streghe buone e dei loro esorcismi. Il libro di Norsa non è solo una raccolta di esperienze e di racconti, ma va oltre, analizzando un fenomeno dal punto di vista psicologico. Molti sono, infatti, i riscontri che si possono definire scientifici a certi comportamenti: isterismi e psicosi i più diffusi. Una cosa è certa, la figura della strega anche se oggi non ci si crede più, continua ad affascinare anche il più scettico dei lettori.