Nada Malanima recentemente ha compiuto 70 anni, passandone ben 55 nel mondo della musica
Era il 26 febbraio 1971 e, sul palco del casinò di Sanremo, in veste di concorrente, si presenta una dicisasettenne avvolta in un abito lungo, bianco. La presenta il conduttore di quell’edizione, Carlo Giuiffrè che, malgrado la sua esperienza nel mondo dello spettacolo, non ha vita facile nel gestire una situazione in cui la ragazzina si palesa tanto (troppo) emozionata, in lacrime, al punto che un po’ tutti gli spettatori (Giuffrè in primis) temono che non riesca ad esibirsi, vinta dall’emotività. Per stemperare l’emozione il conduttore le fa salutare la nonna al microfono; la ragazza saluta l’anziana parente (che si trovava a casa davanti alla tivvù) con la voce rotta, sopraffatta, dall’emozione e si aggrappa a Giuffrè, come una bambina spaventata da chissà quale pericolo.
Il conduttore è bravo a “spingere”, senza troppe manfrine, la giovane a cantare, con un atteggiamento apparentemente sbrigativo, ma che è stato prezioso per non aumentare la concitazione dell’interprete. Inizia la canzone, “Il cuore è uno zingaro” e quella ragazzina, ancora con le lacrime agli occhi, stregata dalla musica, avvia il proprio canto, con una dolcezza straordinaria, mista ad un temperamento unico. Con quel brano, vincerà la ventunesima edizione del Festival di Sanremo, una canzone scritta dalla coppia Migliacci-Mattone.
Quella ragazzina si chiamava, ops, si chiama, Nada Malanima, ma il pubblico la conoscerà semplicemente come Nada. A dire il vero al Festival di Sanremo ci era andata già nel 1969, con un’altra canzone che, dopo 55 anni, rimane ancora nella memoria del pubblico italiano, “Ma che freddo fa” e, nel 1970, partecipò con “Pa’ diglielo a Ma’”.
Da quegli esordi ad oggi, la sua è stata, ed è, una carriera sempre alla ricerca del nuovo, sempre all’insegna del cambiamento, della curiosità nel conoscere e sperimentare sonorità e tematiche non ancora esplorate. Nada è nata a Gabbro, una frazione di Rosignano Marittimo, il 17 novembre 1953.
Inizia a cantare per caso, da adolescente, per tirare su il morale alla madre, alle prese con seri problemi di salute.
“A dire il vero io, allora, non volevo fare la cantate, desideravo studiare -confidò Nada in un intervista degli anni ’70- avevo iniziato il liceo classico e volevo pensare solo ai libri. Ma, quasi inconsapevolmente, mi ritrovai a firmare un contartto a Roma e da lì iniziò tutto …”.
Inizia una carriera che a tutt’oggi conta 26 album (in studio e dal vivo), 7 partecipazioni al Festival di Sanremo, 10 al Festivalbar, 5 ad Un disco per l’estate e una miriade di premi, tra cui due “Lunezia”, un premio come miglior Album indipendente con “Tutto l’Amore che manca” del 2004, e uno con “Luna piena” del 2007.
Nada è stata pure attrice in 6 pellicole tra cui “L’acqua cheta” di Augusto Novelli e ha scritto 6 libri, l’ultimo è “Come la neve di un giorno. Una visione” del 2023.
Circa tre anni fa uscì il film per la Tv “La bambina che non voleva cantare”, tratto dal libro autobiografico scritto dalla stessa Nada.
Negli anni novanta le chiesero quale fosse la canzone a cui si sentiva più legata e lei non esitò a rispondere “Pasticcio universale”, un brano del 1987 che cantò appoggiandosi alla seconda voce di Federico Troiani. Quella ragazzina, timida e solo apparentemente fragile, che si aggrappava a Carlo Giuffrè sul palco di Sanremo, ben presto ha lasciato spazio alla donna, artista a tuttotondo, forte e tenace, carismatica e umile quanto basta per imparare sempre qualcosa. Nada rappresenta una della figure più apprezzate del palcoscenico della canzone italiana. La sua capacità di sperimentare e rinnovarsi, anche correndo qualche rischio, ha fatto sì che Nada venga seguita anche da una buona fetta di pubblico giovane.
Di sè dice che è sempre rimasta un po’ hippy, volendo sottolineare la sua indole a non seguire le mode musicali, bensì la propria intuizione, il proprio istinto, che non hanno mai steccato.
Indole e istinto, tra l’altro, per Nada sono sempre state la bussola della carriera artistica. Come negli anni settanta, quando, dopo le tre esperienze consecutive a Sanremo, ha voluto presto cambiare esteticamente e musicalmente, in conformità con la maturità che intanto aveva acquisito.
Un mutamento apprezzabile ce lo offrì negli annio ottanta, quando cantava “Amore disperato”, “Venere”, piuttosto che “Ti stringerò”, adottando un approccio aggressivo e sensuale al tempo stesso. Negli anni novanta, con “Anime nere”, Nada diede un’ ulteripre svolta alla sua carriera con melodie caratterizzate da una vena rock nostalgica; nel 2000, con “L’amore è fortissimo e il corpo no”, decide di scrivere un intero album da sola, avvalendosi di musicisti del calibro di Pasquale Minieri e Fausto Mesolella.
Fabio Buffa