L’intervista di Interris.it al dottor Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, in merito ai dati sulla mortalità infantile nel mondo e sulla situazione in Italia
di Milena Castigli
Ogni quattro secondi e mezzo nel mondo muore un bambino o un giovane under 24. Nello specifico, nel 2021 circa 5 milioni di bambini sono morti prima di compiere cinque anni di età, mentre sono 2,1 milioni i bambini e i giovani di età compresa tra i 5 e i 24 anni che hanno perso la vita nell’ultimo anno.
I dati sulla mortalità infantile nel mondo
I bambini continuano ad avere possibilità di sopravvivenza molto diverse a seconda del luogo in cui nascono. A farne maggiormente le spese sono i Paesi dell’Africa subsahariana e cell’Asia meridionale. I bambini nati nell’Africa subsahariana sono soggetti al più alto rischio di morire da piccoli nel mondo, 15 volte superiore a quello dei bambini in Europa e nell’America settentrionale. Inoltre, qui il rischio che una donna partorisca un bambino nato morto è sette volte maggiore rispetto all’Europa e al Nord America.
Sono i dati sul 2021 che emergono da due rapporti pubblicati oggi dal gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite che comprende Unicef, Oms, Banca Mondiale e Un Desa. Analisi che analizzano anche gli effetti della pandemia sui più giovani. Seppur il Covid non abbia aumentato la mortalità dei bambini, non si può escludere che – si legge nel report – “la pandemia potrebbe aver aumentato i rischi futuri per la loro sopravvivenza”
Il dottor Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia
Intervista ad Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia
Interris.it ha intervistato il dottor Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia, sia per commentare i dati internazionali sulla mortalità infantile nel mondo sia per focalizzare la situazione nel nostro Paese.
Come commenta i dati pubblicati sulla mortalità infantile nel mondo?
“I dati sulla mortalità infantile che abbiamo lanciato ieri attraverso due rapporti UNICEF, OMS, Banca Mondiale, UN DESA del Gruppo inter-agenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità dei bambini (UN IGME) sono preoccupanti: un numero stimato di 5 milioni di bambini è morto prima di compiere cinque anni e altri 2,1 milioni di bambini e giovani di età compresa tra i 5 e i 24 anni hanno perso la vita nel 2021. Nello stesso periodo, ulteriori 1,9 milioni di bambini sono nati morti.
The Neonatal Intensive Care Unit (NICU) in Saad Abu Alela hospital, Khartoum, Sudan. © UNICEF/Mojtba Moawia Mahmoud
Morti evitabili? E, se sì, come?
“Molte di queste morti avrebbero potuto essere evitate se fosse stata garantita alle madri, ai loro figli e alle famiglie un’assistenza sanitaria di qualità. Dall’inizio del secolo, però, il tasso di mortalità globale al di sotto dei cinque anni è diminuito del 50%, mentre i tassi di mortalità fra i bambini più grandi e nei giovani sono scesi del 36% e il tasso di nati morti è diminuito del 35%. Questi progressi possono essere attribuiti a maggiori investimenti nel rafforzamento dei sistemi sanitari primari a beneficio di donne, bambini e giovani.
Tuttavia, dal 2010 abbiamo assistito a una riduzione di questi progressi per cui 54 Paesi non riusciranno a raggiungere il target degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per quanto riguarda la mortalità al di sotto dei cinque anni. Questo significa che se non si interviene rapidamente per migliorare i servizi sanitari, quasi 59 milioni di bambini e giovani moriranno prima del 2030 e quasi 16 milioni di neonati nasceranno morti.
Questi dati, questi numeri, rappresentano in realtà le vite di spezzate di milioni di bambini. Non dobbiamo dimenticarlo perché è responsabilità di tutti noi salvarli”.
Quali sono i tassi di mortalità infantile in Italia?
“Nel nostro paese i tassi di mortalità dei bambini sono bassi rispetto ad altre aree del mondo: la mortalità dei bambini sotto i 5 anni è diminuita da 10 per 1000 nati vivi nel 1990 a 3 per 1000 nati vivi nel 2021, mentre il tasso di nati morti è passato da 2,8 bambini su 1000 nascite nel 2000 a 2,2 nel 2021”.
Primary Healthcare center, Camp 18, Rohingya camp, Coxbazar. ©UNICEF/Satu
Qual è l’obiettivo Unicef per l’Italia e come migliorare la situazione nel nostro Paese?
“Per noi dell’UNICEF l’obiettivo in Italia, come nel resto del mondo, è quello di azzerare i tassi di mortalità e l’unico modo per farlo è quello di promuovere sistemi sanitari che offrano alle madri, ai neonati, ai bambini più grandi e alle loro famiglie un’assistenza di qualità che in certe aree del mondo diventa una vera e propria questione di vita o di morte. In questo modo garantiremo a tutti i bambini e le bambine che nascono nel nostro paese e alle loro madri e famiglie un aiuto concreto”.
Quale programma porta avanti per mamme e bambini Unicef Italia?
“Come UNICEF Italia portiamo avanti da diversi anni il programma ‘Insieme per l’Allattamento’ che prevede una serie di percorsi rivolti a ospedali, biblioteche, musei e luoghi di socialità, incentrati sulla promozione dell’allattamento e sul miglioramento dell’assistenza alle madri, alle famiglie e ai loro bambini. Attualmente fanno parte del programma 31 Ospedali Amici dei bambini, 7 Comunità riconosciute dall’UNICEF come Amiche dei bambini, 4 Corsi di Laurea riconosciuti Amici dell’Allattamento e oltre 900 Baby Pit Stop – spazi dedicati a tutte le famiglie in cui poter allattare e prendersi cura dei propri bambini”.
Perché il programma “Insieme per l’allattamento”?
“Perché è importante proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento in quanto è il primo sistema alimentare naturale e sostenibile del nostro pianeta; garantisce una fonte di cibo sicura, nutriente e accessibile per i neonati e i bambini piccoli; offre una potente linea di difesa contro le malattie e tutte le forme di malnutrizione di bambini, compresa quella acuta, funge da primo vaccino per il bambino, proteggendolo dalle comuni malattie infantili riducendo così il tasso di mortalità”.
di Milena Castigli