La magia dell’abbandono e il fascino del sentimento della melanconia risiedono nel misterioso borgo di Monterano, a pochi chilometri da Roma, nel territorio di canale Monterano.
Il borgo fantasma, la città perduta, il paese dimenticato… sono molti gli epiteti riferiti a questo leggendario borgo, arroccato sulla sommità di un rilievo tufaceo, protetto dai monti della Tolfa e dai monti Sabatini, e divenuto ormai il cuore storico-architettonico della Riserva naturale di Monterano.
Set cinematografico di importantissimi film, da Ben-Hur (1959) a Il marchese del grillo con Alberto Sordi, passando per Guardie e ladri e La visione del Sabba di Marco Bellocchio, Monterano, accarezzato da un fitto manto erboso e da una vegetazione silvestre che ospita diversi animali allo stato brado, si articola in diverse strutture storiche ed è associato ad opere d’arte di inestimabile valore, come la facciata della chiesa di San Bonaventura, progettata proprio da Gian Lorenzo Bernini.
Del celebre scultore anche la fontana del Palazzo Baronale, coronata da un leone che con il suo fiato sembra muovere l’acqua che sgorga dalla roccia.
Un vero e proprio museo a cielo aperto, dunque, impreziosito dalle maestose arcate del seicentesco acquedotto, dalle antiche miniere di zolfo che lo circondano e dalle cascate della Diosilla (subito nelle vicinanze).
La lunga storia del borgo, iniziata nell’età del Bronzo e continuata con gli Etruschi e i Romani, fu purtroppo segnata dal saccheggio delle truppe francesi nel 1799 che, insieme al fardello della malaria, causarono il lento declino del paese e lo spostamento di massa della popolazione in località vicine (nonostante ciò, il sito è nominalmente sede Vescovile dal 1966).
Il borgo in rovina e tutte le colline circostanti sono oggi incluse nella Riserva naturale di Monterano, istituita per preservare il valore storico, naturalistico e artistico di uno dei paesi più emblematici del cosiddetto “Lazio nascosto”.
Un posto particolare e meraviglioso, dove, per dirla con le parole dell’amatissimo Alberto Sordi: «Bisogna avecce l’occhi boni assai pe’ vede’ quello che nun c’è».
Ambra Belloni