I luoghi dello spirito: il Monastero di Fonte Avellana

Alle pendici del monte Catria, in provincia di Pesaro e Urbino, sorge l’antico, mistico e affascinante Monastero di Fonte Avellana.

Il poeta Dante Alighieri fu il primo ad intuire la perfetta simbiosi tra “manufatto umano” e l’ambiente circostante che lo ospita, come traspare chiaramente dal ventunesimo Canto del Paradiso:

«Tra due liti d’Italia surgon sassi e fanno un gibbo che si chiama Catria, di sotto il quale è consecrato un eremo, che suole esser disposto a sola latria»

Arcate forti dallo slancio ardito, meravigliose volte a botte e una fonte che scorre nelle vicinanze circondata da alberelli di avellano (nocciole), sono l’essenza del Monastero di Fonte Avellana, trasformatosi da Eremo in Cenobio nel 1325. Moltissime le personalità storiche passate per questo nascosto luogo del silenzio: da San Romualdo abate a San Pier Damiani, senza tralasciare la visita fatta dal sommo poeta Dante quando era ospite di Bosone da Gubbio (1318). Estremamente rilevante anche il contributo dato alla cultura letteraria dai numerosi monaci eruditi, amanuensi, miniatori e trascrittori di codici passati attraverso la stanza dello scriptorium di Fonte Avellana (ancora oggi visitabile). Non è, invece, possibile visitare, salvo “permessi studio” specifici, l’antica biblioteca monastica del 1773, che tra i suoi scaffali in legno di noce custodisce libri di inestimabile valore.

Non lasceranno, però, insoddisfatti i visitatori il suggestivo ingresso della sala capitolare, il chiostro piccolo e lo stemma di Fonte Avellana (intarsio del XII secolo). Il divieto di accedere a determinati ambienti, del resto, fa parte delle regole della vita monastica, poiché i monaci che la professano hanno bisogno di spazi privati, silenzio e quiete, elementi necessari «al colloquio orante con Dio, allo studio e alla riflessione».

Doverosa, infine, la visita alla basilica (navata, presbiterio e coro), consacrata nel 1197 e dominata da uno stile tipicamente romanico e da un’impostazione architettonica semplice e austera. Fonte Avellana si arricchisce, inoltre, di altri ambienti, forse più tardivi, ma estremamente suggestivi, come il lungo corridoio che ospita celle dei monaci (70 metri), il refettorio settecentesco e il corridoio alto.

Un luogo di silenzio, quiete e serenità, adatto a ritemprare lo spirito e colmare il cuore di pace.

Ambra Belloni

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