Il giro del mondo del guardaroba

Dopo New York, Londra, Milano le ultime passerelle a Parigi per la Fashion Week decreteranno il giusto-gusto nel vestire per la prossima stagione autunno-inverno. Da Dior a Vuitton, da Valentino a Hermès le grandi firme dettano la tendenza e allargano i bisogni irreali. Bisogni, quelli della moda, che si materializzano in un mercato miliardario. Ma a far muovere gli introiti non ci sono solo gli abiti griffati delle grandi maison. Al consumo di massa ci pensano le grandi catene low cost come Zara o H&M e moltissimi altri brand in grande espansione, insieme però alle numerose inchieste sul loro modus operandi. Poi c’è un contenitore parallelo, giallo in metallo, presente negli angoli delle nostre città e meno sotto i riflettori che è importate conoscere altrettanto bene poiché gioca anch’esso una partita nei grandi numeri.

Sono, a ben intendere, i cassonetti della raccolta differenziata di vestiti, scarpe, borse, biancheria, coperte, tende. Un atto dovuto ma anche una scelta quella di collocare questi oggetti negli appositi allestimenti. Infatti, escludendo l’ipotesi di smaltirli in modo non adeguato, le possibilità di un riciclo creativo “fai da te” sono tantissime, dai giochi per i nostri amici animali a nuovi colori per lampade e cuscini!   

Insomma un’azione eticamente valida verrà comunque compiuta in una o nell’altra direzione. Ricordandoci però nel primo caso di controllare la legittimità del contenitore, verificando il nome della società che lo gestisce, diverso per molti Comuni. Perché sì anche qui le pratiche scorrette non si sprecano e non sempre alle loro spalle lavorano aziende municipalizzate o associazioni che rispettano le normative ambientali e i mandati di solidarietà del cittadino, ma piuttosto soggetti che portano avanti vecchie pratiche legate al contrabbando o al traffico illecito di rifiuti.

Tra i primi soggetti ad iniziare una catena di azioni benefiche sul fronte del riuso ricordiamo il lavoro capillare svolto sul  territorio dalla Caritas Diocesana. Mentre tra i progetti virtuosi citiamo quelli di Humana People to People, che anche in Italia da una seconda vita ai vestiti che non usiamo più, rivendendoli poi a prezzi accessibili nei negozi di vintage e second hand. Una filiera del riciclo che crea numerosi posti di lavoro nel territorio e che in trasparenza sostiene svariati progetti di cooperazione internazionale in Africa, Asia e America Latina. Proprio grazie al nostro vecchio guardaroba.

Stefania Fazio

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