La galattite è una sorta di pietra color cenere, a cui si attribuiva la virtù di accrescere il latte alle balie, se tritata e sciolta in acqua o con un vino dolce.
Gli antichi chiamavano così lo Smeraldo con vene bianche ma più che altro indica quella pietra che volgarmente dicesi Pietra da sarti.
Alcuni antichi la chiamarono anattite, ossia pietra senza collera, altri la chiamarono letea, pietra dell’oblio.
Viene più comunemente chiamata Galattite perché se la si trita fuoriesce un liquido lattiginoso, anattite o letea perché chi la porta con sé si avvicina ai signori del suo paese e li frequenta, li troverà benevoli e disposti a dimenticare i suoi molti torti.
Anche i Greci accostandosi ai santuari degli dei la portavano per rendersi propizia grazie ad essi la divinità.
La galattite possiede inoltre un’altra virtù, quando come spesso accade, le capre o le pecore si inaridiscono e mancano di latte se la pesta e la riduce in polvere e mescolata con la salamoia se ne asperge con cura il gregge si procurerà agli animali abbondanza di latte, di modo che le madri, saltando contente per le balze offriranno ai loro nati le mammelle.
Legata al collo dei bambini piccoli allontana, dicono, ogni malocchio e conserva il bambino esente da malattia e da malefizi.
Ridotta in polvere e spalmata con acqua sugli occhi si addice alle ulcere dei medesimi e alle flussioni.
Benedetta Giovannetti