Il padre Tullio è produttore e regista cinematografico, amico di personaggi di spicco come Alberto Moravia, Nanni Loy e Luigi Tenco.
Michele nasce con arte e cultura in famiglia, editore della rivista Lesartistes, lavora in ufficio stampa, con un’annoso lavoro sulla vita di Tenco
Promotore culturale, di stampo umanistico, si muove anche nel sociale, lui stesso autore di teatro, videoclip musicali e docuemntari, tv e cinema.
La sua azienda oltre ha 27 anni , produce e divulga.
Il fato gli stimola interesse per Luigi Tenco che poi diviene motivo di studio.
L’aneddotto chiave è alla morte del papà, Michele scartabellando tra le scartoffie varie, trova documenti relativi al cantante.
Input poi è anche Giorgio Carozzi del Secolo XIX, che conosce videoclip girati da Piacentini senior con l’amico Luigi.
Piacentini junior, con un’attenta ricerca bibliografica ed iconografica, partendo dagli archivi del papà e di Tenco , imposta un meticoloso progetto ancora in essere.
Tappa dopo tappa, arriva alla pubblicazione di Luigi Tenco: Edizione Imprimatur 2017.
Spalletta del testo “ Io sono uno che parla troppo poco, questo è vero, ma nel mondo c’è già tanta gente che parla, parla…” Così recitava Tenco.
Dietro queste parole c’è la natura del cantante, allegro e bischero ma con grande attenzione per i temi sociali ed i lavoratori, riservato ma eloquente anche nei suoi silenzi.
Generoso e altruista, va donando brani. Ne è il caso di Fabrizio De Andrè che iniziò la sua carriera grazie a lui, che nel 1962 fece inserire Ballata dell’eroe invece che una propria canzone sulla guerra.
De Andrè asserisce che grazie al collega e amico: “Se non c’era Tenco non c’era De Andrè”.
Michele nel suo percorso s’imbatte in omissioni storiche, cesure prepotentemente presenti dopo il famoso Festival di San Remo del 1967.
In cantiere c’è un documentario che rivelerà la vita dell’artista e le dinamiche di quei giorni. Come per Pantani la cronaca ha voluto sporcare in nome dello scoop ma, con attenzione investigativa, si vuole restituire la verità, quella verità che renda chiara l’immagine.
Ipotesi e congetture offuscano quelle certezze che per dovere di cronaca sono da portare alla luce.
L’anomala omertà dei protagonisti dell’edizione del’67, con contraddizioni e distorsioni, rivelano importanti verità.
Work in progress, il dado è tratto, c’è il mistero di una morte ancora da chiarire, la missione non è giunta ancora al termine.
“Canto mentre mi rado”, la risposta stizzosa che diede Luigi ad un giornalista provocatorio, è anche il nome dello spettacolo musicale prodotto e recitato da Michele stesso, un grido, un eco veritiero sulla vicenda.
Sul palcoscenico, un viaggio attraverso la musica di Tenco, da bambino ai 28 anni, un viaggio attraverso la vita, quella vita spezzata troppo presto da un destino infausto.
by Laura Tenuta