Medioevo e Rinascimento a confronto

Ecco i tratti essenziali di queste due epoche. Medioevo e Rinascimento sono due epoche che pur essendo diverse hanno entrambe segnato il passaggio alla storia moderna

Medioevo e Rinascimento sono due epoche molto distanti tra loro ma entrambe presentano elementi significati ai fini della nascita della storia moderna. In particolare, con il Rinascimento e prima ancora con l’Umanesimo, soprattutto nel campo delle lettere, iniziamo a parlare di qualcosa di nuovo. Si dice addio alla filosofia scolastica per dare spazio agli studi filologici e successivamente alla rivoluzione scientifica. 

Convenzionalmente il medioevo lo si fa finire nel 1492 con la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo che certo segna una novità molto importante. Per alcuni storici invece forse il medioevo finisce poco dopo la peste nera del 1347 – 49 o poco oltre.

Quel che è chiaro è che con il Rinascimento le novità sono parecchie e rilevanti. Non solo Colombo ha segnato un passo fondamentale in quanto anche la riforma Luterana è stata alquanto significativa con Martin Lutero che segna una frattura enorme sulla scena politica, religiosa, sociale europea, con l’avvento del protestantesimo. In quest’epoca si ha ormai di fronte un mondo frastagliato con continenti nuovi da esplorare e terre da raggiungere e tutto ciò dà spazio a divisioni politiche, economiche e filosofiche oltreché e soprattutto religiose.

Quello che più differenzia il Rinascimento dal Medioevo è un atteggiamento direi nuovo dal punto di vista proprio del pensiero e l’aspetto che più di tutti colpisce è il modo in cui l’uomo si pone davanti al mondo, molto diverso da quello dell’uomo medievale che in parte però richiama l’atteggiamento dell’uomo antico. Viene riscoperto quel modo di fare proprio del mondo greco e latino i cui testi vengono di nuovo studiati e recuperati nel loro vero significato; non come accadeva durante il cristianesimo medievale. Anche i testi filosofici antichi vengono recuperati volgendo ad essi uno sguardo più filologico. Viene così meno quell’interpretazione in chiave cristiana che è propria dei pensatori medievali.

Tutto ciò porta un atteggiamento nuovo, anche inevitabilmente nei confronti della Chiesa, in quanto se prima la chiesa era l’unica depositaria del sapere e quindi perfino i testi dei filosofi andavano interpretati dalla chiesa e commentati da uomini di chiesa, nel Rinascimento gli intellettuali iniziano a pensare che non ci sia più bisogno di questa mediazione.

Siamo indubbiamente di fronte ad un percorso molto graduale, molto lento, con molte resistenze ma un po’ alla volta vedremo come i centri di cultura non saranno più i monasteri come accadeva nel Medioevo. Gli intellettuali si spostano verso istituzioni laiche che si affrancano completamente dal mondo religioso.

Manuela Margilio

Articoli simili

Q.X.11.A, valorizzare il quartiere Ostiense di Roma

‘Acqua dolce e acqua salata’

‘L’amore è come un brodo di giuggiole’