Dei processi psichici intervengono in nostro aiuto per proteggerci dall’insorgenza di un trauma
La mente, si sa, non ha una capacità di sopportazione infinita, quando la tensione che viviamo va oltre quella che possiamo reggere insorge il trauma psicologico, una condizione di sofferenza estrema con sintomi che vanno dal riemergere ossessivo dei ricordi spiacevoli a incubi frequenti, dall’insonnia all’amnesia. La nostra psiche combatte per difendersi e le sue armi sono i meccanismi di difesa, strumenti di autoinganno del nostro cervello in cui si spostano o trasformano le emozioni e le pulsioni che non riusciamo ad elaborare, questi sono principalmente:
- La rimozione: ciò che fa soffrire viene completamente rimosso dalla nostra mente;
- Il diniego: consiste nell’esclusione dalla sfera della consapevolezza di ciò che non riusciamo ad accettare (per es. quando non riusciamo a renderci pienamente conto che una persona è morta, malgrado sappiamo che non c’è più);
- L’annullamento: si compiono inconsciamente una serie di azioni che danno espressione e sfogo ad un impulso che non riusciamo ad accettare (per esempio lavarsi ripetutamente le mani, toccare più volte gli oggetti ecc.);
- La proiezione: vediamo negli altri emozioni e sentimento che in realtà sono presenti in noi e che non riusciamo ad elaborare (per es. quando siamo arrabbiati e ci sentiamo minacciati da tutto e tutti perché vediamo negli altri quello che noi proviamo);
- Lo spostamento: il sentimento che non riusciamo ad accettare in noi, viene inconsciamente trasformato e spostato su un altro oggetto secondo un criterio di collegamento più o meno logico rispetto quello verso cui nutriamo l’emozione che non riusciamo ad accettare (per es. Freud rilevò in un bambino la paura dei cavalli, questa era generata da un processo di spostamento che aveva trasformato l’odio che il bambino nutriva verso il padre, a causa del complesso di Edipo, in terrore verso questi animali, nel cui muso il piccolo riscontrava una vicinanza ai lineamenti paterni);
- La sublimazione: è il più nobile dei meccanismi di difesa, quello che ci porta a trasformare una nostra pulsione moralmente inaccettabile in qualcosa di valido ed utile per la società (per es. una persona è violenta, ma incanala la sua aggressività e diviene un pugile professionista).
Se usati in maniera moderata i meccanismi di difesa sono un valido strumento di adattamento al mondo, se invece vengono massicciamente impiegati, tanto da alterare la nostra qualità della vita e la nostra capacità d’esame della realtà, insorgono le nevrosi e le psicosi, nelle quali la mente e prigioniera dei processi sopra elencati.
Glenda Oddi