Mastro Don Gesualdo, un classico al Teatro Quirino di Roma

Dal 3 all’8 dicembre è in scena al Teatro Quirino – Vittorio Gassman, nel rione Trevi di Roma, il Mastro Don Gesualdo, uno dei capolavori letterari di Giovani Verga, l’autore dell’incompiuto ciclo dei “vinti”, vanto della letteratura italiana dell’800.
La storia, ambientata a Vizzini, è ben nota e rappresenta al meglio la tragicità della poetica del verismo. Racconta di un muratore povero arricchito con il sudore del suo lavoro che aspira a sposare, e ci riesce, Bianca Trao, una benestante decaduta, con lo scopo di insediarsi in un più alto livello sociale.
Purtroppo non tutto si può avere, l’illuso “Mastro” si troverà da una parte snobbato dall’aristocrazia, che non dimentica la sua provenienza, e dall’altra dai suoi ex pari grado che gli concedono solo un mero “don”. Non ultimi la moglie e la figliastra, nata da una relazione con il cugino Ninì Rubiera, che lo emarginano mentre lui, ripassando la sua vita di sogni incompiuti e di sconfitte subite alla ricerca di una bramata ambizione, si ritroverà solo, vedovo e inesorabilmente ammalato.

L’impegno dellAssociazione Culturale Progetto Teatrando per mettere in scena questo lavoro è stato notevole, felicemente portato a termine grazie all’eccellente regia di Guglielmo Ferro, figlio dell’indimenticabile Turi e all’interpretazione di validissimi attori quali Enrico Guarneri, personaggio principale, oramai tra i grandi dell’Olimpo teatrale per la sua poliedrica capacità recitativa, Francesca Ferro (Bianca), Rosario Minardi (Canonico Lupi), Ileana Rigano (Baronedda Rubiera), Rosario Marco Amato (Barone Rubiera), Pietro Barbaro (Don Diego), Giovanni Fontanarosa (Don Angelino), Vincenzo Volo (Barone Zacco), Elisa Franco (Donna Cirmena), Alessandra Falci (Diodata) e Federica Breci (Isabella).  
Le scene sono state affidate alla suggestiva maestria di Salvo Manciagli ed i costumi alla meticolosità artistica di Carmen Ragonese.
Lo spettacolo, della durata di circa due ore, martedì 3 dicembre, ha trovato l’unanime consenso della stampa presente e riscuoterà sicuramente i favori del pubblico, non solo del Quirino ma anche degli altri teatri italiani in cui è già in cartellone.
Pur rispettando i riferimenti ed il valore storico-letterario del testo verghiano, l’ottima trasposizione decisa dal regista, ovviamente necessaria per il palcoscenico, coinvolge lo spettatore dalla prima all’ultima battuta, da comprendere anche in una attualità sorprendente per le vicende che si susseguono.
Un successo annunciato? Sì. A conclamarlo l’ininterrotto applauso della platea e della galleria, sold out in ogni ordine degli ottocentocinquantadue posti del Quirino.

Bruna Fiorentino

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