Marisa Sannia ci lasciò nel 2008 e fu cantante, attrice, cestista e poetessa
Il contesto della musica è caratterizzato da tante entità artistiche che, pur avendo dimostrato in carriera qualità uniche, una volta lasciato il mondo terreno non sono ricordate come meritano. Un esempio emblematico di questa scarsa propensione alla “memoria artistica” è senz’altro legato alla figura di Marisa Sannia, cantante, in qualità di interprete e di autrice, attrice, poetessa e grande sportiva. Un animo mite e discreto, una donna bella e forte, capace di regalare al pubblico tanta dolcezza, con una voce aggraziata e tecnicamente impeccabile e una forte carica carismatica.
La Sannia, dagli anni sessanta fino a pochi mesi prima di mancare, una quindicina di anni fa, è stata una figura poliedrica, tra cui la militanza ai massimi livelli dello sport come campionessa di basket. Insomma un’icona del nostro costume, che ha saputo dare prestigio alla propria terra, la Sardegna e all’Italia intera.
Nacque ad Iglesias il 15 febbraio del 1947 e morì, dopo una breve malattia, nell’aprile del 2008, quando ancora la propria attività di studiosa delle radici linguistiche della Sardegna la rendevano una delle figure più attive e brillanti nel panorama culturale nazionale.
Poco più che adolescente Marisa affianca alla sua attività di brava cestista quella di cantante, entrando a far parte del gruppo cagliaritano “I Principi”; la sua passione per la musica le permette, a diciotto anni, di partecipare ad un concorso per voci nuove indetto dalla Fonit Cetra. Giunge al secondo posto cantando “Perduto Amore”, brano che il cantante italo-belga Salvatore Adamo scrisse nel 1963. Alle selezioni della Fonit si presentarono in tremila, e Marisa Sannia sbaragliò tutti (o quasi) dimostrando già carattere e grinta da vendere. Fu notata da Sergio Endrigo e dal compositore argentino Luis Enriquez Bacalov. Endrigo e Bacalov per anni e anni costituirono un sodalizio artistico che regalò al pubblico brani straordinari come “Ci vuole un fiore”, “Io che amo solo te” e “L’arca di Noè”. I due artisti per la Sannia compongono “Tutto o niente”, portandola a partecipare nel 1966 a Scala Reale.
Tra l’altro, facendo un passo indietro, nel 1965 Marisa partecipa agli Europei Juniores di basket femminile con la maglia azzurra della nazionale. Un abbinamento, quello tra musica e sport, che caratterizzò parte della sua vita.
Marisa Sannia trovava anche il tempo per fare la speaker in Radio Sardegna, iniziando così a farsi una cultura muiscale importante.
Ciò che colpì pubblico e addetti ai lavori fu la sua voce intensa e al tempo stesso dolce e il fisico snello ed energico, con quell’aria acqua e sapone da ragazza della porta accanto.
Nel 1966 il Radiocorriere TV le dedica la copertina: proprio in quel numero lei confiderà in un’intervista che se avesse dovuto optare tra musica e sport avrebbe scelto questa seconda strada.
Nel 1967 trionfa al Festivalbar, giunto allora alla terza edizione e per la prima volta trasmesso in Tv. A dire il vero la sua “Sarai fiero di me” giunge terza tra le nuove proposte, ma vince il premio della critica ed è la più apprezzata dal pubblico.
La notorietà le consente di entrare nel mondo del cinema con i musicarelli, “I ragazzi del Bandiera Gialla” e “Stasera mi butto”.
Nel 1968 Marisa Sannia raggiunge la popolarità anche oltre confine con la Rassegna Internazionale discografica di Cannes.
Nello stesso anno si piazza seconda a Sanremo con “Casa Bianca” cantata in coppia con Ornella Vanoni. Questo brano diventa la colonna sonora del film di Pietro Germi “Alfredo Alfredo”.
Incide poi “Io ti sento”, canzone inserita in un’altra icona della cinematografia italiana, ovvero “Straziami ma di baci saziami”, di Dino Risi, con Nino Manfredi e Ugo Tognazzi. Propone poi 45 giri di successo come “Una donna sola”, “Una lacrima” e “La finestra illuminata”.
La carriera di Marisa Sannia corre spedita come un treno, ma lei non perde mai quella semplicità, quella spontaneità e quella discrezione con cui ha sempre lavorato e con cui si è sempre rapportata con il prossimo.
Nel 1970 e nel 1971 torna a cantare a Sanremo, ma sono anche gli anni in cui si dedica alla canzone impegnata d’autore, interpretando brani di Vecchioni, De Gregori, Minghi e Lauzi.
Ma alla pallacanestro non sa rinunciare, anzi, continua imperterrita la propria attività di cestista che a 23 anni la porterà alla finale di Coppa Italia femminile tra Messina e la sua Cagliari.
Gli anni settanta per la Sannia sono quelli dei musical teatrali: Tony Cucchiara confeziona “Caino e Abele” e “Storie di Periferia” e la nostra artista sarda è tra i protagonisti di queste due opere.
Dopo la collaborazione con Sergio Endrigo con canzoni per bambini, nel ’76 esce la sua raccolta come cantautrice dal titolo “La pasta scotta”. Dopo aver dato alla luce la figlia, si prende una pausa dalle scene, per tornarci negli anni ottanta recitando nella commedia televisiva “George Sand” con Paola Borboni, Anna Proclemer e Giorgio Albertazzi, e nel film di Pupi Avati “Aiutami a sognare”, accanto a Paola Pitagora e Mariangela Melato.
Dopo essersi esibita ancora al Festival di Sanremo con “Amore Amore”, negli anni novanta si dedica alla valorizzazione della musica della sua terra, la Sardegna. Trasforma in canzoni i versi del poeta nuorese Antioco Giuseppe Casula, meglio noto come Montanaru.
Dopo una parentesi con il teatro, diventa una studiosa della poesia di Federico Garcia Lorca, dedicandogli una raccolta di canzoni dal titolo “Rosa de papel”.
Dopo una breve malattia, Marisa Sannia ci lascia il 14 aprile 2008 all’età di 61 anni.