Si è soliti affermare che «dietro ad ogni grande uomo ci sia sempre una grande donna», ma mai come nel caso di Marie Curie, fisica e chimica polacca (vincitrice di diversi premi Nobel), sarebbe opportuno specificare che “dietro” a suo marito e compagno di laboratorio, Pierre Curie, ci sono sempre state la sua brillante mente e le sue argute intuizioni, in un’epoca in cui intraprendere la carriera scientifica era considerato inammissibile per una donna.
Una vita fatta di studio, lavoro, sacrificio ed esilio; Marie Sklodowska fu, infatti, costretta a spostarsi dalla Polonia russa a Parigi, nel 1891, per essere libera di frequentare l’università.
Si laureò a pieni voti in fisica e matematica presso la Sorbonne, sviluppando da subito un acceso interesse per le sostanze radioattive. Grande curiosità, estrema capacità di concentrazione, e ottima memoria, furono i tre elementi principali che resero la storia di questa ragazza assolutamente unica e che le permisero di diventare, successivamente, la prima donna ammessa ad insegnare alla Sorbonne.
Il 26 luglio 1895 si sposa con l’amatissimo Pierre Curie, professore di fisica e primo uomo a credere fortemente in lei, specializzandosi attraverso il loro laboratorio di Rue Lohmond proprio nello studio della radioattività (uno studio condotto senza aiutanti e in maniera assolutamente rudimentale).
Marie vuole studiare il fenomeno della radioattività in modo “quantitativo”, scopre due nuovi elementi chimici (il radio e il polonio) e capisce subito che la radioattività è un fenomeno atomico, demolendo parallelamente molte delle convinzioni della fisica del tempo.
Attraverso un “ingegnoso” elettrometro scopre, inoltre, che la radiazione è una proprietà atomica dell’elemento uranio… Il collegamento è immediato: dopo un affannoso lavoro di ricerca, Marie intuisce che esistono molti altri minerali ancor più radioattivi dell’uranio puro (dalla torbenite alla pechblenda) e arriva a conquistare due Nobel: il primo per la fisica nel 1902 e il secondo per la chimica nel 1911, dopo la morte di Pierre.
È opinione comune che i due coniugi «avrebbero potuto guadagnare molto di più dalle scoperte che fecero», ma per tutta la vita perseguirono sempre una concezione altamente disinteressata della scienza, mettendo il loro potenziale intellettivo e la loro vita a servizio dell’umanità.
Marie Curie morì, infatti, nel ’34 di anemia perniciosa, proprio a causa della lunga esposizione alle sostanze radioattive con le quali si rapportò fin dalla giovinezza.
Ambra Belloni