Maria Carta è stata una straordinaria interprete della musica tradizionale dell’isola. Da bambina che lavorava in campagna, a sacerdotessa della canzone
Maria Carta è senza dubbio la “Voce” della Sardegna, la voce di un’sola che guarda al futuro sulle basi della tradizione e di ciò che il passato ci ha insegnato.
E’ stata la sacerdotessa della canzone sarda, capace di far conoscere le origini della propria terra attraverso l’arte. Tutto ciò con una forza unica.
Nacque a Siligo, a 30 chilometri da Sassari, il 24 giugno 1934, la sua era una famiglia povera: “quando sei povera già da piccola, questa condizione ti da una umiltà sincera dentro di te, che ti aiuterà per tutta la vita”, confidò in un’intervista di circa venti anni fa.
“Nel mio paese i maschi della mia età, allora, facevano i pastorelli, mentre le bambine andavano a lavare i panni al fiume. Ma se dovessi tornare indietro non vorrei mai cambiare la mia condizione da bambina”.
Maria Carta inizia a cantare a otto anni: la mattina a scuola, poi al lavoro, lavare la biancheria, raccogliere le olive o a sarchiare il grano. Ed è in questo ambiente che sente la voglia di cantare, per divertirsi, ma anche per sconfiggere la fatica e la paura. All’anagrafe nace con il nome di Maria Giovanna Agostina; ancora piccina perde il padre, ovviamente una situazione che aggraverà le condizioni economiche della famiglia, oltre al sacrosanto senso di dramma e di dolore.
La sua vita è tutta dedizione al lavoro e alla ricerca di una personale realizzazione, un mix difficile da costruire, ma Maria ci riesce.
A ventitre anni è Miss Sardegna, un titolo che le permette di farsi notare nel mondo dell’arte e della moda, anche perchè la sua bellezza è straordinaria…straordinariamente mediterranea.
Per qualche tempo posa nei fotoromanzi, poi si trasferisce a Roma dove, presso l’accademia Nazionale Santa Cecilia, perfeziona la propria voce e impara nuove tecniche. Siamo negli anni sessanta, è il periodo in cui fa un approfondito lavoro di ricerca musicale ed etnologica.
Insomma, nasce la Maria Carta che l’Italia conosce e che il mondo ci invidia.
“Io canto nella lingua logudorese, un’antica parlata provenzale, una delle due tradizionali ortografie della Sardegna”. Nel 1972 recita nella Medea del regista fiorentino Franco Enriquez. Canta al Sistina con Annalisa Rodrigues, mentre nel 1975 canta al Bolsoj di Mosca.
La sua è una voce unica, capace di proporre la lingua sarda con una efficacia unica, che la porteranno a diventare un’icona della musica folk.
Incide venti album, recita in sei film per il cinema e quattro per la Tv, mentre a teatro la troviamo impegnata, oltre che nella già citata Medea, ne “Le memorie di Adriano” e nel musical “A piedi nudi verso Dio”.
Nel 1990 diventa Commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana, mentre tra gli anni ottanta e novanta collabora con Andrea Parodi, Angelo Braduardi e Franco Simone.
Tra le sue canzoni più popolari troviamo “Ninna nanna”, “Adiu a mama”, “Amore disisperadu”, “Ave Maria”, “Ave Maria Catalana”, “Su Pizzineddu” e “Dies Irae”.
Nel 1974 è la madre di Vito Corleone (Robert De Niro) nel Padrino parte II.
Nel 1989 le viene dignosticato un tumore al seno e si sottopone ad un intervento chirurgico. Nel 1991 il terribile male la prende alla tesa, poi c’è una recidiva nel 1993.
In questo anno tiene ancora diversi concerti, ma dovrà cedere nel 1994, quando morirà nel mese di settembre.