Dissertazione su Lucifero: principe del male o divinità portatrice di luce?

Lucifero, cherubino cacciato dal Paradiso e ribellatosi a Dio, rappresenta nella concezione cristiana un diavolo, un essere dalla natura malvagia e corrotta; Dante lo descrive addirittura come «lo imperador del doloroso regno», con la parte inferiore del corpo incastrata nel lago infernale Cocito, portatore di eterna dannazione per il creato e l’intero genere umano… ma era davvero questo Lucifero nella religione greco-romana?

Esistono differenze tra ciò che dice la Bibbia a proposito del principe del male e l’Antico e Nuovo Testamento? Può essere Lucifero semplicemente la divinità portatrice della luce, come del resto etimologicamente vorrebbe il suo nome, composto da lux (luce) e fero (portare)? Su questa complessa questione ci illumina il matematico Piergiorgio Odifreddi, con il suo provocatorio saggio Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), un libro che vuole intenzionalmente essere una critica al Cattolicesimo e che procede smantellando sistematicamente tutte le incongruenze presenti nella Bibbia, riflettendo parallelamente anche sulla complessa questione del nome di Lucifero.

Non sono, infatti, casuali i legami tra le divinità e la luce: l’italiano Dio, il latino Deus, il greco Theos, il sanscrito Dyaus, derivano tutti da una sola radice, Dies, ovvero giorno, cielo, luminoso, splendente. Al pari di Apollo, Giunone e Diana, dunque, anche Lucifero era per i romani semplicemente quello che Fosforo rappresentava per i greci, cioè Venere, la stella del mattino. Un pianeta visibile solo di notte, ma luminoso tanto quanto Giove; da qui, il mito secondo cui Lucifero (Venere) sarebbe stato cacciato dal cielo perché aveva voluto prendere il posto di Giove (padre degli Dei). Alla luce di ciò, non possono dunque non colpire alcuni testi religiosi, sicuramente poco noti e in contrasto con la concezione che noi cristiani abbiamo di Lucifero, che parlano del “futuro principe del male” considerandolo, ancora e semplicemente, Venere. Nella seconda lettera di Pietro, ad esempio, parlando di Gesù ai fedeli, egli augura loro: «Lucifero si elevi sui vostri cuori», e nell’Apocalisse è lo stesso Giovanni a far dire a Gesù: «Io sono Lucifero».

Ambra Belloni


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