Non un grande scoperta, a dire il vero, ma anche questo è un segno dei tempi e di come, nel bene e nel male, il Lockdown abbia segnato la psiche di un’epoca. Secondo il dizionario Collins, infatti, la parole dell’anno sarebbe proprio “Lockdown”, che il dizionario definisce come “ l’imposizione di severe restrizioni sui viaggi, l’interazione sociale e l’accesso agli spazi pubblici”.
Gli esperti dell’Istituto che ogni anno redigono il vocabolario l’hanno scelta perché ormai è un significato universale legato all’esperienza della pandemia da coronavirus. Come ha spiegato la stessa casa editrice Harper Collins:
“È un’esperienza unificante per miliardi di persone in tutto il mondo, che hanno dovuto svolgere collettivamente la loro parte nella lotta alla diffusione del Covid-19″.
Un Cambiamento anche dell’utilizzo, ovviamente: sono state registrati più di 250 milioni di utilizzi della parola “Lockdown”, mentre nel 2019 erano stati appena 4000.
E l’esempio che tutto il nostro lessi co è stato influenzato dalla pandemia è dovuto anche alle 10 parole dell’anno, sempre secondo Collins. Sei delle quali legate proprio alla pandemia: “Allontanamento Sociale”; “Autoisolamento”; “Coronavirus”; “lavoratore essenziale”; “Permessi” e, appunto, “Lockdown”.
Secondo Helen Newstead, consulente linguistico del Collins:
“Il lockdown ha influenzato il modo in cui lavoriamo, studiamo, facciamo acquisti e socializziamo. Con molti Paesi che entrano in un secondo lockdown non è una parola dell’anno da celebrare, ma, forse, è quella che riassume l’anno per la maggior parte del mondo.
Domenico Attianese