L’oasi del Fayum prima parte

Ad un centinaio di chilometri a sud ovest del Cairo nel deserto libico si trova un’oasi di 4500kmq circa, collegata dalla capitale egiziana da una comoda strada. 

Quest’oasi di chiama Al-Fayum ed è considerata una delle aree più importanti dell’archeologia egiziana. 

Dopo aver passato Karanis a poco più di 11 Km verso oriente si trova un’altra città dal nome greco Bakchias che a differenza di Karanis si tratta di un’area archeologica poco scavata. Infatti dopo un primo accenno di scavi compiuti nel 1896 questi sono ripresi in maniera sistematica solo nel 1993 grazie ad una missione italiana.

Questi scavi hanno portato a scoperte di notevole importanza tra cui numerose iscrizioni geroglifiche e altrettanti papiri greci. 

Vi sono poi dei resti ancora visibili tra cui quelli di un tempio dedicato al dio coccodrillo.

Ad est di Bakchias si trovano i resti di un grande centro urbano chiamato Philadelphia e che purtroppo adesso è ridotto ad un’informe spianata di detriti ma che fino ai primi anni 20 del 900 era ancora in buono stato tanto che dalle foto è possibile vedere la presenza di un tempio e di un tessuto urbano ancora ben leggibile e dove fu trovato l’archivio di Zenone un insieme di papiri di età tolemaica che costituisce una delle fonti più importanti per lo studio delle strutture economiche e amministrative del paese durante la dominazione greca.

Nella parte opposta dell’oasi sorgevano altre due città; Tebtynis che ha restituito una quantità notevole di papiri e che ha permesso di riportare alla luce i quartieri che si trovavano vicino al tempio dedicato anche in questo caso ad un dio coccodrillo locale; e Narmouths che vanta uno dei pochi templi databili risalenti al Medio Regno. Questo tempio fu costruito dai faraoni Amenemhat III e IV e in seguito incorporato in una serie di ampliamenti di età tolemaica e romana, ed è dedicato a una dea locale protettrice delle messi Renenutet che si manifesta in forma di cobra.  

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