L’isola Ferdinandea e le sue dinamiche geologiche

Un lembo di terra comparve nel 1831 al largo della costa siciliana scatenando la corsa alla conquista.

Nel 1831 a largo della costa siciliana è comparsa nel giro di pochi giorni un’isola. L’evento eccezionale scatenò meraviglia in primo luogo, poi una vera e propria corsa alla conquista. Subito l’Inghilterra e la Francia tentarono di far avanzare pretese di possesso in modo da avere un punto strategico di approdo delle loro navi nel Mediterraneo ma il sovrano del Regno delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone batte tutti sul tempo inviando sull’isola i suoi uomini che provvidero a piantare la bandiera e a denominare il lembo di terra “isola Ferdinandea”. Le sue dimensioni si sviluppavano in 65 m di altezza per 4 km2 di ampiezza ed era composta prevalentemente da tefrite. Con la stessa rapidità con cui comparve l’isola si inabissò già nel 1832 nello stupore generale. La geologia ci spiega le dinamiche alla base dell’evento: a seguito dell’eruzione di un vulcano sottomarino il materiale fuoriuscito si è depositato sulla sua sommità comportandone il progressivo innalzamento fino a farlo emergere dalle acque sotto forma di isola; una volta terminato il processo eruttivo, data la particolare consistenza della tefrite che la predispone a rapidi processi erosivi, l’azione del mare ha progressivamente cancellato l’isola, riportando la bocca del vulcano sott’acqua. Allo stato attuale ciò che resta di essa è una piattaforma sita a circa 6 metri al di sotto della superfice del mare tra Sciacca e l’Isola di Pantelleria. Indagini sottomarine hanno rilevato che “l’isola” rappresenta con i banchi limitrofi “Nerita” e “Terribile” un cono accessorio del vulcano sommerso denominato “Empedocle”.

Glenda Oddi

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