La nuova stagione balneare è alle porte, ma l’attuale condizione delle spiagge del Lazio, da Latina a Ostia, mostra un quadro agghiacciante e senza precedenti. A rischio anche le spiagge di Anzio, Fregene e Fiumicino.
Il mare sta gradualmente “masticando” tutto lo spazio del litorale, arrivando fino alle strutture balneari; inutile negarlo, il rischio di non riuscire più ad aprire un lettino o stendere un asciugamano per prendere il sole, è tristemente reale, dal momento che lo spazio rimasto a disposizione rasenta il metro quadro. Stimata la chiusura di centosettanta aziende turistico-balneari e, mentre le foto scattate dal Sib Confcommercio lasciano impietriti e Legambiente chiede a gran voce un tavolo tecnico per discutere della situazione, a nulla valgono i semplici accorgimenti provvisori e temporanei: argini, palizzate e ripascimenti sabbiosi.
Le nostre amate spiagge rischiano davvero di essere perdute per sempre se non si troverà presto un modo per arginare l’erosione costiera invernale e la cementificazione dei litorali con interventi strutturali mirati.
Di fondo, però, è necessario aprire gli occhi e capire che ci troviamo davanti all’ennesimo esempio di errata pianificazione dell’attività umana, davanti ad un’irrazionale e mal gestita antropizzazione del suolo che sta sconvolgendo tutti gli equilibri della fascia costiera italiana.
La flebile speranza è che l’uomo, nella smania di potere e avidità che lo acceca, riesca ancora a percepire distintamente la voce implorante di una natura “assassinata” che soccombe al suo operato.
Ambra Belloni