L’immagine letteraria di una persona che appare perbene ma che non lo è

Ci sono persone talmente concentrate su se stesse da dimenticare il colore degli occhi degli altri. Sono  gli  ideatori o sostenitori di ideali che in pratica trascurano.

Sono gli incoerenti,  ovvero coloro che strumentalizzano i valori importanti per un ego pesante, il loro,  impossibile da risollevare. Sono gli impostori che parlano di orgoglio e non sanno di ferire gli umili,  troppo occupati per lucidare la propria presunta dignità,  calpestando costantemente quella altrui.  Sono gli uomini dall’animo barocco, dalla mente formalista, gli stravaganti vuoti di spirito, i raggiratori della verità, quelli incapaci di scambio e devoti soltanto alla sopraffazione del pensiero, specie se quel pensiero è nobile, puro, importante. Le persone di cui parliamo hanno la memoria lunga del rancoroso, ma quella breve dell’opportunista, non perdonano alcun torto che ritengono di avere subito, come dimenticano le offese rivolte in particolar modo a chi ha lavorato sodo per costruire in se stesso la forza, l’autostima, la determinazione a non lasciarsi più schiacciare.  Sono i gentili che alzano la voce quando non riescono a stare in silenzio, che aggrediscono se a superarli imprevedibilmente sembrano essere coloro che non si lasciano gestire, controllare, governare.

Le persone da riconoscere, pronte a dare la propria mano soltanto per indebolire quella del prossimo o per derubarla, sono in apparenza le migliori e fanno delle parole il proprio abito da esibire, per incantare la gente. Sono i diffamatori, tanto presuntuosi da pensare che le maldicenze non vengano riportate e che il loro armadio di scheletri non si possa mai aprire. Sono i disonesti che decantano l’amicizia sapendo di non meritarla. E quando inciampano,  si aggirano smarriti senza capirne il perché, restando  incapaci di vedere quel filo trasparente che si è sollevato tra la loro presenza e il mondo davanti. Non colgono, non sanno, restano confusi, in quel corpo goffo, impacciato, ridicolo, con le mille zampette agitate, le ombre intorno, impigliati a terra, senza potersi rimettere in piedi, col peso alla schiena fatto di obesità interiore. Sì, un grosso ammasso di carne e ossa che oscilla tra il nulla auto prodotto e l’irraggiungibile, meraviglioso mondo delle persone buone di cuore.

 

Eleonora Giovannini 

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