I levrieri spagnoli: nati per correre e morire

Non tutti conoscono il triste destino dei levrieri spagnoli, i galgos, animali allevati per essere torturati, che portano soldi in un Paese che conta quasi 17.000 galgueros (allevatori ufficiali).

La Copa de SM El Rey, la più famosa corsa “cinofilo-sportiva” spagnola, ha ormai superato la sua ottantesima edizione, mentre continua la mattanza dei galgos: «cani nati per correre come il vento» secondo i più, obbligati a dormire in buche scavate nel terreno fin da cuccioli, nutriti con pane e acqua, e addestrati a correre su tapis roulant o dietro una macchina in corsa fino allo stremo delle forze.

Privati della loro identità sono soltanto effimeri oggetti che portano sicuri proventi economici al Paese, facili prede della sterminata cattiveria umana: i levrieri subiscono, infatti, un’esistenza umiliante fatta di botte e vessazioni, fino alla loro morte, che nella maggior parte dei casi avviene nella maniera più atroce.

Affogati nei pozzi con una pietra al collo, impiccati agli alberi, bruciati vivi con la benzina, abbandonati per strada con le zampe spezzate per evitarne il ritorno all’allevamento, legati ai binari ferroviari…

«Ogni galguero compete nelle gare con due o tre cani» spiega Corrado Gattel, presidente di Insieme per FBM (associazione italiana che insieme alla Fundacion Benjamin Mehnert di Siviglia, si batte da anni contro questi terribili e disumani massacri) «ma per arrivare a questo la selezione è spietata e sanguinosa. Non ci sono controlli sanitari, ma siamo certi che sono più di 70.000 i galgos uccisi ogni anno».

Fortunatamente a Siviglia esiste il più grande rifugio di galgos di tutta la Spagna, dove i levrieri reduci delle corse vengono accuditi, curati (fisicamente e psicologicamente), e adottati.

Oltre settecento esemplari in attesa di adozione, bramosi di scoprire, nella loro infinita dolcezza e paura, cosa significhi ricevere una carezza.

Ambra Belloni

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